Gli pterosauri sono noti per essere stati i primi vertebrati capaci di volare attivamente. Ma da dove venivano? Come si sono evoluti? E che ruolo ha avuto il clima in tutto questo? Un recente studio di Foffa et al. pubblicato su Nature Ecology & Evolution, intitolato: “Climate drivers and palaeobiogeography of lagerpetids and early pterosaurs” ci aiuta a rispondere a queste domande, grazie ad un’approfondita analisi di fossili e modelli climatici del Triassico, ovvero risalenti ad oltre 200 milioni di anni fa. Il team di ricercatori internazionale, che vede anche la presenza di due italiani (Davide Foffa e Alfio Alessandro Chiarenza), ha studiato gli pterosauri e i loro parenti più stretti non volanti, i lagerpetidi. Questi due gruppi di rettili preistorici sono vissuti nello stesso periodo, ma avevano stili di vita molto diversi. Il confronto tra le loro distribuzioni geografiche e climatiche ha rivelato importanti informazioni sulla nascita del volo nei vertebrati e sull’impatto del clima sull’evoluzione.
Dove tutto è cominciato: le origini dei lagerpetidi e degli pterosauri
Gli scienziati hanno ricostruito, tramite modelli probabilistici basati su dati fossili e climatici, i probabili luoghi d’origine di questi due gruppi. I lagerpetidi comparvero probabilmente nel sud-ovest della Pangea, un supercontinente che oggi corrisponde all’America del Sud. Questi animali erano piccoli, leggeri e ben adattati a una varietà di ambienti terrestri. Gli pterosauri, invece, sarebbero comparsi in regioni tropicali a bassa latitudine dell’emisfero nord, come le attuali aree del Nord America o dell’Europa. Essi rappresentano il primo esempio di vertebrati capaci di volo attivo. Queste due origini separate potrebbero riflettere le differenti esigenze ecologiche e climatiche dei due gruppi. Un aspetto sorprendente riguarda la capacità di dispersione di questi animali, cioè la loro abilità di colonizzare nuove aree geografiche. I lagerpetidi mostrarono una distribuzione geografica molto ampia e costante nel tempo: erano presenti sia ad alte che a basse latitudini e riuscivano ad attraversare barriere climatiche, suggerendo così una notevole versatilità ecologica e un’alta resistenza a condizioni ambientali difficili, come il caldo intenso o la scarsità d’acqua. Al contrario, gli pterosauri, nonostante il vantaggio del volo, avevano una distribuzione inizialmente più limitata. Questo potrebbe essere dovuto a una preferenza per ambienti specifici oppure a una fase iniziale in cui le loro capacità di volo erano ancora limitate. Solo più tardi, con il cambiamento delle condizioni climatiche, iniziarono a diffondersi più ampiamente.

Chi preferiva il deserto e chi l’umidità? Nicchie climatiche, habitat e nuove piste fossili.
Un elemento chiave dello studio è stato l’analisi delle preferenze climatiche dei due gruppi. Sono stati integrati dati fossili con sofisticati modelli paleoclimatici, e ciò ha portato i ricercatori a scoprire che i lagerpetidi tendessero a vivere in ambienti più caldi, secchi e meno variabili. Erano adattati anche a zone interne del continente, lontane dai grandi bacini d’acqua, e sembravano tollerare meglio la siccità e il caldo estremo. Gli pterosauri, invece, prediligevano ambienti più umidi e temperati, spesso vicini a coste, laghi o fiumi. I dati mostrano che avessero una tolleranza climatica più ristretta, e questo spiegherebbe la loro presenza frammentaria nei fossili del Triassico. I ricercatori hanno anche creato mappe di idoneità climatica per determinare le zone più adatte alla sopravvivenza dei due gruppi nel passato. I risultati mostrano che i lagerpetidi fossero adatti a un’ampia varietà di habitat, distribuiti in varie zone del supercontinente Pangea, oltre che negli interni continentali, mentre gli pterosauri mostravano una distribuzione più frammentaria, con zone favorevoli principalmente lungo le coste o in ambienti tropicali umidi. Queste mappe aiutano gli scienziati a identificare nuove aree promettenti per la ricerca di fossili, in particolare in regioni oggi corrispondenti a Stati Uniti sud-occidentali, Brasile, Argentina, India, Cina e Nord Africa.

Chi è sopravvissuto all’estinzione?
Alla fine del Triassico, un evento di estinzione di massa portò alla scomparsa di molti gruppi animali. I lagerpetidi si estinsero, mentre gli pterosauri riuscirono a sopravvivere, dando origine a una grande diversificazione durante il Giurassico. Questo è particolarmente interessante perché, nonostante i lagerpetidi fossero più adattabili climaticamente, gli pterosauri – forse grazie al volo – riuscirono a trovare rifugio e nuove opportunità evolutive in ambienti favorevoli. Lo studio mostra chiaramente come il clima sia stato un potente motore evolutivo, capace di influenzare la distribuzione geografica e la sopravvivenza di gruppi di animali. Gli pterosauri, con la loro specializzazione per ambienti umidi e temperati, sono riusciti a emergere e prosperare grazie a cambiamenti ambientali favorevoli, mentre i lagerpetidi, più generalisti, non ce l’hanno fatta. Questi risultati ci offrono non solo nuove informazioni sull’origine del volo nei vertebrati, ma anche strumenti concreti per orientare la paleontologia del futuro, suggerendo dove effettuare le prossime ricerche, le cui scoperte potrebbero cambiare la nostra comprensione dell’evoluzione.

Fonte: Foffa et al., 2025

c) Gradi di dispersione latitudinale dei gruppi di Avemetatarsalia corretti per gli eventi.
(Jr. –> Giurassico; E. Tr. –> Triassico Inferiore; I. –> Induano; Olenek –> Olenekiano), Fonte: Foffa et al., 2025
Immagine di copertina: ©Gabriel Ugueto fronte University of Biringham