Esposizione dedicata al mondo della Paleoarte Una mostra organizzata da APPI – Associazione Paleontologica Paleoartistica Italiana e Animali Selvaggi
In collaborazione con
Museo Paleontologico di Montevarchi e Accademia Valdarnese del Poggio
Frames from Deep Time
9 – 21 dicembre 2024
Animali Selvaggi – Via Zamboni 74 Bologna
Durante la durata dell’esposizione sono previsti seminari ed incontri con il pubblico:
* 9 dicembre ore 18,30 PALEOARTISTI SI DIVENTA: riportare in Vita la Preistoria – con Davide Bonadonna (paleoartista) * 12 dicembre ore 18,30 DALLA PIETRA ALLA CARTA: storie di come figurare un sasso e altri strani oggetti – con Michela Contessi (conservatrice del Museo Geologico G. Capellini) * 17 dicembre ore 18,30 CARTOLINE DAL TEMPO PROFONDO: storie di Paleoartisti – con Fabio Manucci (paleoartista) * 19 dicembre ore 18,30 ALTRI MONDI – con Marco Muscioni (paleontologo)
Lunedì 8 luglio alle ore 17:30 avrà luogo l’inaugurazione del parco pubblico “Orto San Benedetto”, un progetto che nasce da un’idea dell’Amministrazione comunale della città di Gubbio. Intenzione della città Eugubina è di continuare ad investire sul segmento del turismo naturalistico e geopaleontologico, visto il collegamento con la vicinissima mostra Extinction, che racconta le grandi estinzioni verificatesi nel corso delle Ere geologiche, compresa quella dei dinosauri, e il geosito della Gola del Bottaccione, che lo scorso anno si è confermato un riferimento mondiale per tutta la comunità scientifica con l’attribuzione del Golden Spike. Tale sito, già meta di studiosi da tutto il mondo a partire dagli anni 30 del ‘900 , con la sua sequenza di rocce che testimonia anche la caduta sulla Terra del gigantesco asteroide che 66 milioni di anni fa causò l’estinzione di numerose specie (tra cui i celebri dinosauri).
Il parco pubblico “Orto San Benedetto” è stato riqualificato grazie al contributo del GAL Arte Umbria, all’interno dell’ AVVISO PUBBLICO P.A.L. ALTA UMBRIA 2014-2020 AZIONE 19.2.1.6 – Miglioramento dei servizi base ai visitatori e alla popolazione rurale- Bando Smart Villages (Misura 7.4.1 del PSR dell’Umbria 2014-2020), con il cofinanziamento del Comune di Gubbio.Il progetto di riqualificazione del parco pubblico, diretto dall’ Arch. Sebastiano Sarti, con un importo complessivo di circa €220.000 di cui circa €180.000 finanziati dal GAL, ha permesso di rimettere al centro il luogo che anticamente era l’orto del monastero benedettino, diventato negli ultimi anni uno spazio poco vissuto. Il Parco sarà uno spazio pubblico, aperto a tutti, ed in particolare alle famiglie e ai bambini che vogliono “immergersi” nel mondo dei dinosauri. Inoltre, il Comune di Gubbio ha siglato una convenzione con la mostra “Extinction. Prima e dopo la scomparsa dei dinosauri”, “Il ristorante San Benedetto” ed il bar gelateria “Il cinque colli”, al fine di collaborare congiuntamente alla manutenzione ed al rispetto di questa area restituita alla città.
La cerimonia inaugurale è prevista presso la sala Refettorio dell’ex Monastero di San Benedetto, all’interno della mostra Extinction. Interverranno il neo eletto Sindaco di Gubbio Vittorio Fiorucci, il Presidente del Gal Arte Umbria Mirco Rinaldi, l’Architetto Sebastiano Sarti, direttore e ideatore dei lavori di riqualificazione, il Paleontologo Simone Maganuco, curatore della mostra Extinction e rappresentante dell’Associazione Paleontologica APPI.
A seguito del taglio del nastro, ad ufficializzare la fruizione dei nuovi spazi della cittadinanza, gli operatori di Extinction realizzeranno insieme ai bambini “Pallondino”, il coloratissimo palloncino preistorico, ed il Paleontologo Simone Maganuco sarà a disposizione di tutti per rispondere a domande e curiosità legate ai dinosauri e tanti altri animali estinti. Con l’estrazione ufficiale del vincitore del Contest, svoltosi nelle scorse settimane grazie l’aiuto dei visitatori della mostra, il Sauropode di grandi dimensioni “arrivato” all’interno dell’Orto San Benedetto riceverà un nome.
La capacità di regolare la temperatura corporea, una caratteristica che tutti i mammiferi e gli uccelli hanno oggi, potrebbe essersi evoluta tra alcuni dinosauri già all’inizio del periodo Giurassico, circa 180 milioni di anni fa: questo è ciò che suggerisce un nuovo studio condotto da ricercatori della UCL – University College London e dell’Università di Vigo.
All’inizio del XX secolo, i dinosauri erano considerati animali lenti e “a sangue freddo” come i rettili moderni, che facevano affidamento sul calore del sole per regolare la loro temperatura. Scoperte più recenti indicano che alcuni tipi di dinosauri erano probabilmente in grado di generare il proprio calore corporeo, ma non si sa quando sia avvenuto questo adattamento.
Il nuovo studio, pubblicato oggi sulla rivista Current Biology, ha esaminato la distribuzione dei dinosauri nei diversi climi della Terra durante il Mesozoico (l’era che vide il dominio dei dinosauri e dei grandi rettili sul nostro pianeta e che durò da 230 a 66 milioni di anni fa), attingendo a 1.000 fossili, modelli climatici e geografici del periodo e agli alberi evolutivi dei dinosauri.
Il gruppo di ricerca ha scoperto che due dei tre principali gruppi di dinosauri, i teropodi (come T. rex e Velociraptor) e gli ornitischi (compresi i parenti dei mangiatori di piante Stegosaurus e Triceratops), migrarono verso climi più freddi durante il Giurassico inferiore, suggerendo quindi lo sviluppo dell’endotermia (la capacità degli organismi di generare calore internamente) già a partire da 180 milioni di anni fa. Al contrario, i sauropodi, l’altro gruppo principale che comprende il Brontosaurus e il Diplodocus, vivevano nelle aree più calde del pianeta.
Precedenti ricerche avevano scoperto caratteristiche legate al “sangue caldo” tra gli ornitischi e i teropodi, alcuni dei quali erano noti per avere piume o proto-piume, che avevano funzione isolante per il calore interno di questi animali.
Alfio Alessandro Chiarenza, dell’UCL Earth Sciences e primo autore dello studio pubblicato oggi, ha dichiarato: “Le nostre analisi mostrano che sono emerse diverse preferenze climatiche tra i principali gruppi di dinosauri intorno al Jenkyns Event, circa 183 milioni di anni fa, quando un’intensa attività vulcanica portò al riscaldamento globale e all’estinzione di diversi gruppi vegetali. In questo periodo emersero molti nuovi gruppi di dinosauri. L’adozione dell’endotermia, forse il risultato di questa crisi ambientale, potrebbe aver consentito ai teropodi e agli ornitischi di prosperare in ambienti più freddi, consentendo loro di essere molto attivi anche per lunghi periodi di tempo, di svilupparsi e crescere più velocemente e produrre più prole”.
La coautrice Sara Varela, dell’Università di Vigo, in Spagna, ha dichiarato: “I teropodi includono anche gli uccelli e, come evidenzia questo studio, la loro capacità di regolazione interna della temperatura corporea potrebbe aver avuto origine in questo momento del Giurassico inferiore. Nello stesso periodo, i sauropodi, che vivevano in climi più caldi, presentavano dimensioni gigantesche tra le caratteristiche più evidenti e ciò potrebbe rappresentare un altro possibile adattamento dovuto alla pressione ambientale. Il loro minore rapporto tra superficie e volume potrebbe significare, per queste creature di dimensioni ragguardevoli, perdita di calore a un ritmo ridotto, consentendo loro di rimanere attive più a lungo”.
Nello studio, i ricercatori hanno anche indagato se i sauropodi tendessero a rimanere a latitudini più basse anche per un fattore legato ai nutrienti, per mangiare fogliame più ricco non disponibile nelle regioni polari più fredde. Invece, si è scoperto che i sauropodi sembravano prosperare in ambienti aridi, simili alla savana. Tutto ciò rappresenta un ulteriore supporto all’idea che la loro restrizione ai climi più caldi sia legata principalmente ad un fattore termico, ad una temperatura più elevata e quindi a una fisiologia a “sangue freddo”. Le regioni polari, infatti, erano più calde di quelle attuali e caratterizzate da vegetazione abbondante, rappresentando quindi per i sauropodi una buona riserva di nutrienti.
Il coautore, il dottor Juan L. Cantalapiedra, del Museo Nacional de Ciencias Naturales (Madrid -Spagna) ha dichiarato: “Questa ricerca suggerisce una stretta connessione tra il clima e il modo in cui si sono evoluti i dinosauri. Getta nuova luce su come gli uccelli potrebbero aver ereditato un tratto biologico unico dagli antenati dinosauri e sui diversi modi in cui i dinosauri si sono adattati a cambiamenti ambientali complessi e a lungo termine”.
Lo studio ha coinvolto ricercatori dell’UCL, dell’Università di Vigo, dell’Università di Bristol e del Museo Nacional de Ciencias Naturales di Madrid, e ha ricevuto finanziamenti dal Consiglio europeo della ricerca, dal Ministero spagnolo della ricerca, dal Consiglio per la ricerca sull’Ambiente Naturale e dalla Royal Society.
Dopo aver valutato attentamente tutte le candidature arrivate per il bando Canada Educational Expeditions 2024, siamo lieti di annunciare i nominativi dei vincitori.
Ringraziamo tutti i candidati per le candidature presentate, tutte redatte con cura e nel rispetto dei criteri indicati. Dato il numero elevato delle candidature pervenute e grazie ad un finanziamento aggiuntivo a favore del progetto, siamo felici di potervi informare che è stato deciso di aggiungere una terza borsa di studio per l’anno 2024.
I nomi dei candidati risultati idonei alla borsa, in ordine alfabetico, sono:
Cantelli Marta (Università di Padova) Tersigni Marco (Università di Bologna) Zennaro Francesca (Università di Padova)
Congratulazioni ai vincitori di questo bando, speriamo che possa essere una opportunità di crescita sia per noi che per voi.
Ringraziamo tutti i candidati per aver partecipato e ricordiamo che sarà possibile ripresentare la propria candidatura il prossimo anno.
I referenti Prof. Federico Fanti (Università di Bologna – FantiLab) Dott.ssa Anna Giamborino (Ass. Paleontologica APPI)
L’Accademia Valdarnese del Poggio e il Museo Paleontologico di Montevarchi organizzano e promuovono il Premio Italiano di Paleoarte, arrivato alla quarta edizione.
Cos’è il Premio Italiano di Paleoarte
Il Premio Italiano di Paleoarte è una competizione artistica il cui scopo è diffondere la conoscenza della Paleoarte, quale rappresentazione della vita preistorica con varie tecniche artistiche, offrendo anche una vetrina ai paleoartisti professionisti e non.
Le opere inviate per la quarta edizione 2024 faranno parte di una originale mostra artistica che sarà inaugurata il 12 Ottobre 2024.
NOVITÀ 2024: in occasione della quarta edizione del Premio viene introdotta la categoria Progetti. In questa nuova categoria rientrano tutte le creazioni che non possono essere rappresentate con una singola immagine: i progetti dovranno essere raccontati tramite la creazione di un poster. I progetti selezionati verranno esposti in occasione della mostra, in una sezione dedicata.
Le opere paleoartistiche classiche verranno inserite nella categoria “Illustrazioni”.
Scadenza
La competizione, con il conseguente invio delle illustrazioni e/o del progetto da parte degli artisti, avrà inizio venerdì 1 Marzo 2024 e terminerà sabato 31 Agosto 2024. Tutti i lavori saranno valutati da una giuria composta da persone influenti della scena paleontologica italiana e internazionale.
Esito e Premi
Sono previsti un primo, secondo, terzo posto per gli “adulti” nella categoria “Illustrazioni”, con relativo premio in denaro. È previsto un premio per uno degli autori della categoria “Artisti in erba”. È previsto un premio per il miglior lavoro iscritto alla categoria “Progetti”, che prevede una presentazione in pubblico. Il 12 Ottobre 2024 saranno comunicati i nomi dei vincitori e verrà organizzata una premiazione ufficiale.
Scarica il regolamento QUI Scarica il modulo dedicato alla categoria Illustrazioni QUI Scarica il modulo dedicato alla categoria Progetto QUI Scarica il modulo dedicato alla categoria Giovani Paleoartisti QUI
Geology for a sustainable management of our Planet è il congresso congiunto organizzato dalla Società Geologica Italiana (SGI) e dalla Società Italiana di Mineralogia e Petrologia (SIMP) e che si svolgerà a Bari dal 3 al 5 settembre 2024 .
Le tre giornate congressuali saranno articolate in sessioni scientifiche parallele, conferenze plenarie di studiosi di rilievo internazionale, tavole rotonde e workshop su tematiche chiave delle Geoscienze nonché sul loro contributo a temi ad alto impatto geologico-sociale. Come per la cerimonia di apertura, i temi congressuali dedicheranno attenzione anche alla divulgazione delleGeoscienze come strumento per la formazione del cittadino, per un futuro sostenibile del Pianeta.
Se siete impegnati nella divulgazione delle geoscienze o desiderate affinare le strategie di comunicazione, vi invitiamo a presentare il vostro contributo alla sessione:
La scadenza per la sottomissione degli abstract in inglese è fissata venerdì 26 aprile alle ore 19:00.
Verranno presi in considerazione i metodi di comunicazione tradizionali, come la narrazione, il linguaggio e la visualizzazione, nonché le strategie digitali emergenti come la citizen science, i social network e le app.
Sono benvenuti anche approcci non convenzionali, come le arti visive, la letteratura, i fumetti, la musica e le performance per trasmettere informazioni scientifiche e la presentazione di opere artistiche ispirate alle Scienze della Terra.
Per dubbi non esitate a contattarci!
CONVENERS: Valeria Giampaolo (CNR), Ortensia Amoroso (Università degli Studi di Salerno), Rosa Coluzzi (CNR), Giacomo Eramo (Università di Bari Aldo Moro), Marco Romano (Sapienza, Università di Roma), Anna Giamborino (APPI, Associazione Paleontologica e Paleoartisca Italiana).
Il 20 febbraio di 200 anni fa, davanti alla Società Geologica di Inghilterra, William Buckland pronunciava per la prima volta il nome di un animale davvero fuori dall’ordinario: il Megalosauro (Megaolosaurus). Anche se non aveva a disposizione i resti completi di questo animale, le dimensioni e soprattutto i grandi denti ricurvi ritrovati a poca distanza da Oxford non lasciavano dubbi sull’unicità di questo animale. E poi, era fatto di pietra, era fossilizzato.
Non si poteva avere una immagine chiara dell’aspetto perché nessun animale era paragonabile al Megalosauro, e neppure capire quando fosse vissuto, specialmente in un mondo, quello di inizio Ottocento, che considerava la Terra vecchia di 6000 anni – e non 4,5 miliardi di anni – e in cui evoluzione ed estinzione erano concetti semplicemente sconosciuti: Charles Darwin pubblicherà infatti la sua rivoluzionaria “L’origine delle specie” solo nel 1859.
Il Megalasauro è una vera icona nel mondo della paleontologia e dei dinosauri, essendo il primo ad essere stato descritto scientificamente. Sono moltissimi gli scienziati che ogni anno cercano di vederne i fossili di persona. Per quanto mi riguarda, sono sempre stato attratto dalla storia del Megalosauro, trovato per caso in una miniera di Stonesfield, un piccolo paese a poca distanza da Oxford. Per questo motivo ho cercato in ogni modo di vedere il luogo in cui è stato trovato e per farlo mi sono calato con un argano in un pozzo che conduceva ad un labirinto di cunicoli sotterranei circa 20 metri nel sottosuolo inglese.
Le miniere in cui vennero scavate le ossa del Megalosauro e di molti altri animali dello stesso periodo. I cunicoli sono abbandonati da tempo, ma questo non vuol dire che non ci possano essere altri dinosauri da scavare nelle rocce.
Il ritrovamento di Megalosauro ebbe un impatto incredibile nella comunità scientifica, che in breve tempo fu costretta ad affrontare ritrovamenti simili in tutta Europa. Fu la nascita del “tempo profondo” ossia accettare che la storia dell’uomo e del pianeta Terra non sono sinonimi e che molto era successo prima del nostro arrivo. Capire il tempo, capire l’evoluzione, capire il concetto di estinzione e di cambiamento fu qualcosa di rivoluzionario, anche se oggi ci può sembrare banale. Decenni di scavi in tutto il mondo confermarono tutte queste teorie, e oggi grazie anche alle tecnologie di cui disponiamo, non consideriamo più i fossili come i resti di strani mostri preistorici, ma come uno strumento fondamentale per capire la storia della Terra, la nostra storia, e per capire come funziona davvero il pianeta che abbiamo la fortuna di abitare.
Anche se il Megalosauro è diventata una vera e propria star, non è l’unico fossile rinvenuto a Stonesfield. Insetti, piante, invertebrati e microfossili ritrovati negli stessi strati rocciosi ci hanno permesso non solo di dare una età a questi animali – 160 milioni di anni – ma di ricostruire un complesso ecosistema del periodo Giurassico. Capire come gli esseri viventi reagiscano ai cambiamenti ambientali è esattamente quello che oggi cerchiamo di fare. Studiare il passato ci offre la possibilità di avere innumerevoli esempi e confronti, dandoci la possibilità di capire come costruire in modo sempre più accurato e scientifico le previsioni per il nostro futuro.
Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna Giornate di studio in collaborazione con la sezione di Storia delle Geoscienze della Società Geologica italiana (SGI) e del Sistema Museale di Ateneo (SMA)
Programma
Giovedì 15 Febbraio 2024
Visita geologica e pittorica
Ore 15.00 – 16.30 – Visita guidata ai dipinti delle cappelle Bentivoglio e S. Antonio, Basilica di San Giacomo Maggiore
Piazza Rossini 2, Bologna (con Alessandro Ceregato e Gian Battista Vai).
Venerdì 16 Febbraio 2024
Giornata di studi
Accademia delle Scienze, Sala di Ulisse, Via Zamboni 31
Ore 9.00 – Saluti istituzionali e introduzione ai lavori
Luigi Bolondi (Presidente Accademia delle Scienze), Rodolfo Carosi Presidente (SGI)
Gian Battista Vai – Dopo gli anniversari di Giovanni Capellini (1833-1922) e Giuseppe Scarabelli (1820-1905).
Enrico Curcuruto – Sebastiano Mottura e la serie gessoso solfifera messiniana.
Paolo Macini – Le escursioni geologiche di Giovonni Copellini in Valacchia (1864-65).
Marco Pantaloni, Fabiana Console, Fabio Massimo Petti – Sulle Tracce Hermann Wilhelm Abich: un viaggio tra i vulcani italiani.
Ore 11.00 -11.15 pausa caffè
Ore 11.15 – ripresa dei lavori
Corinna Guerra – La storia naturale come metodo.
Giorgio Vittorio Dal Piaz- Il viaggio intorno al mondo di Felice Giordano: nuovi dettagli da alcune sue lettere ad Isacco Artom.
Adele Garzarella – Geologia militare e archivi storici: dalle monografie di De Ambrosis alla Wehrgeologie di Bulow-Krantz Sonne, il ruolo della geologia nella seconda Guerra Mondiale.
Stefano Branca, Daniele Musumeci, Luigi Ingaliso – Etna 1971 tra storia e vulcanologia.
Simone Fabbi, Alessio Argentieri, Giovanni De Caterini, Anna Giamborino, Giulia Innamorati, Marco
Romano – Uno contro tutti: lo schema geologico della Calabria di Leo Ogniben (1973), cinquant’ anni dopo
Stefano Cresta – Neroniade, il giardino delle pietre che parlano dei Paleontologi degli ammoniti giurassici appenninici.
Ore 13.00 – 14 00: pausa pranzo in loco*
Ore 14.00 – 17.00 PRESENTAZIONE DEI VOLUMI (Moderatore Paolo Macini)
HO SCELTO LA PRIGIONIA di Vittorio Vialli Interventi di: Silvana e Bruno Vialli, Alessio Argentieri, Luca Alessandrini.
THE HISTORY OF FOSSILS OVER CENTURIES di Maurizio Forli e Andrea Guerrini Interventi di: Alessandro Ceregato, Andrea Guerrini, Maurizio Forli.
A CACCIA DI DINOSAURI di Federico Fanti Interventi di: Federico Fanti, Anna Giamborino, Michela Contessi.
” Accesso garantito entro il limite di capienza della sala; per motivi organizzativi, è necessario confermare la partecipazione ai lavori di venerdì 16 inviando una e-mail /storiageoscienze@socgeol.it), non oltre giovedì 08/02/2024.
Comitato Scientifico e Organizzatore: Gian Battista Vai (Accademia delle Scienze; SGI), Alessio Argentieri (Città Metropolitana di Roma Capitale; SGI), Federico Fanti (Università di Bologna; SGI), Paolo Macini (Università di Bologna; SGI), Ezio Mesini (Università di Bologna), Marco Pantaloni (ISPRA; SGI), Bruno Vialli, Silvana Vialli.
Da secoli, l’occhio di studiose e studiosi ha cristallizzato in immagini quel che possiamo e vogliamo vedere dei vegetali, dapprima disegnando a mano libera, poi usando erbari illustrati e sistemi di stampa sempre più sofisticati. Infine, con tecnologie sempre più sorprendenti, in pochi decenni l’immaginario della botanica è stato stravolto. Ma che cos’è una pianta e che rapporti dobbiamo avere con lei oggi?
A Parma, nella splendida cornice di Palazzo del Governatore, a partire da sabato 13 gennaioa lunedì 1 aprile 2024Impronte. Noi e le piante, esposizione unica nel suo genere che ripercorre in oltre 200 oggetti figurativi (erbari storici, illustrazioni botaniche, stampe in nature printing e xiloteche, ma anche fotografiemoderne e immagini ad alta tecnologia) il rapporto inesauribile che lega umanità e natura, botanica e immagini, scienza e arte.
Realizzata dall’Università di Parma in collaborazione con il Comune di Parma e il sostegno di Fondazione Cariparma, Gruppo Chiesi e Gruppo Davines,Impronte dipana nelle sue 10 sezioni il filo della memoria naturale che da sempre l’uomo cerca di cogliere e fissare, dalla carta degli erbari alle odierne immagini satellitari dei censimenti arborei, passando per illustrazioni, taccuini, modellini e persino risonanze magnetiche e sguardi ai raggi X. Al centro, ideale e concreto raccordo tra le epoche, l’installazione audiovisiva Artificial Botany, a cura di fuse*, che esplora suggestioni e capacità espressive delle illustrazioni botaniche classiche attraverso l’uso di moderni algoritmi di apprendimento automatico.
La mostra – visitabile gratuitamente fino all’1 aprile, da mercoledì a domenica dalle 10 alle 19, festivi inclusi – prevede anche visite guidate, laboratorididattici riservati a giovani esploratori accompagnati dai propri insegnanti e un concorso per giovani illustratori, intensificando così il dialogo – mai interrotto – tra Parma e la sua Università. Un rapporto oggi ancora più profondo grazie all’avvio dei lavori di ristrutturazione dell’Orto Botanico, oggetto di un significativo recupero volto a renderlo uno dei fulcri cittadini e nazionali su cui imperniare comunicazione scientifica, educazione e ricercacondivisa, soprattutto sui temi della cultura vegetale in ogni sua declinazione umanistica e scientifica. Info dettagli QUI
Impronte. Noi e le pianteè realizzata dall’Università di Parma in collaborazione con il Comune di Parma, il sostegno di Fondazione Cariparma, Gruppo Chiesi e Gruppo Davines e con il patrocinio e la collaborazione dell’Università di Padova, le Scienze e National Geographic. CliccaQUIper il colophon
I dinosauri, dominatori della Terra per 230 milioni di anni, si distinguono per una straordinaria diversità biologica riscontrabile nelle abitudini alimentari, negli ambienti occupati e nelle dimensioni corporee, spaziando dal colibrì al Tyrannosaurus rex. Ricerche condotte da ormai due secoli hanno collegato i dinosauri agli uccelli, sollevando interrogativi sullo sviluppo di caratteristiche biologiche una volta considerate tipiche solo degli uccelli moderni. Il dibattito sull’origine di un elevato metabolismo capace di termoregolare indipendentemente dall’ambiente esterno, in contrapposizione a quanto presente in molti rettili odierni, affonda le radici nella concezione del termine “Dinosauria” proposta da Richard Owen nel XIX secolo. Nonostante gli sforzi di molti ricercatori, la sfida persiste a causa della scarsità di informazioni fossili, generando divergenze di opinione sull’evoluzione di questa caratteristica fisiologica. Recenti scoperte fossili, unite a progressi nelle metodologie filogenetiche e nelle scienze paleontologiche, suggeriscono un nuovo scenario sull’origine della biologia peculiare degli uccelli all’interno della linea evolutiva dei dinosauri, indicando un’evoluzione di queste caratteristiche ben prima di quanto comunemente si credesse…
Ci parlerà di questa incredibile diversità, che vede come protagonisti tra i più iconici animali della storia della Vita, il Dottor Alessandro Chiarenza (Università di Vigo), lunedì 11 dicembre ore 10, presso l’auletta di Anatomia Comparata – Alma Mater Studiorum Università di Bologna (via Selmi 3).