• SADP – The Southern Alberta Dinosaur Project

    Dinosaur Provincial Park_ Foto D. Bonadonna

    In via del tutto sperimentale e per la prima volta, la scorsa estate l’Associazione Paleontologica APPI ha  avviato un progetto di collaborazione con il ROM (Royal Ontario Museum) e il Philip J. Currie Dinosaur Museum per un progetto di scavo paleontologico e prospecting geologico che ha coinvolto anche alcuni studenti italiani dell’Università Alma Mater di Bologna, le cui attività sono state supportate da APPI.
    Il progetto ha avuto come referenti scientifici i paleontologi David Evans (ROM) per l’area del Milk River, Manyberries e Corwin Sullivan (University of Alberta e Philip J. Currie Dinosaur Museum) per il progetto nell’area di Grande Prairie.
    Le attività di campagna si sono svolte nella regione dell’Alberta, in Canada, e le oltre tre settimane di permanenza ci hanno dato modo di apprezzare le bellezze e la varietà di questa regione da un punto di vista geologico ma anche paesaggistico, oltre che alla ricchezza di reperti fossili. 

    Gli studenti che ci hanno accompagnato in questa esperienza hanno provenienze formative differenti, e per questo motivo, le attività svolte sul campo sono state di carattere geo-paleontologico la prima e più specificatamente paleontologica la seconda.

    L’Alberta è al centro delle scoperte di dinosauri già dalla fine dell’800, quando diverse spedizioni del Geological Survey of Canada raccolsero ossa dei grandi rettili mesozoici nella parte più meridionale della regione. Quasi sempre i siti più produttivi e in generale gli esemplari più significativi e meglio preservati provenivano dai calanchi lungo il Red Deer River, in quello che oggi è giustamente chiamato Dinosaur Provincial Park. Per questa sua importanza, l’area all’interno e intorno al Dinosaur Provincial Park è stata quindi riccamente campionata, con oltre 400 scheletri di dinosauri articolati o associati raccolti da questa località in oltre un secolo di ricerche.

    La prima parte del nostro lavoro si è svolta dal 15 al 26 luglio, nell’area del Milk River lungo il confine con il Montana (USA).Il nostro team ha fatto parte di un progetto di ricerca sul campo che va avanti da diversi anni, organizzato e avviato dal Royal Ontario Museum (con la supervisione del Dott. David Evans) con i colleghi del Cleveland Museum of Natural History e del Royal Tyrrell Museum. Quest’area contiene alcuni dei più antichi sedimenti con faune a dinosauri in Alberta e ha il potenziale per rivelare nuove specie dei grandi rettili mesozoici per contribuire alla nostra conoscenza nell’evoluzione dei dinosauri del tardo Cretaceo, oltre a rappresentare una delle aree con la maggior biodiversità a dinosauri del mondo.

    Daspletosauru quarry_Foto di A. Giamborino

    La geologia e la paleontologia del tardo Cretaceo dell’Alberta sono state intensamente studiate, ma le ricerche sono state indirizzate principalmente verso aree con grandi quantità di siti affioranti facilmente accessibili, concentrando l’attenzione come già detto, sul Dinosaur Provincial Park.
    Nei livelli fossiliferi negli strati rocciosi della Dinosaur Park Formation sono presenti diversi turnovers faunistici che sono certamente dovuti a cambiamenti ambientali di queste aree. Lo studio quindi anche delle aree limitrofe al Dinosaur Provincial Park è importante per comprendere meglio le cause di questi cambiamenti e i loro reali effetti sulla fauna. Spostandosi nell’area più a sud dell’Alberta al confine con il Montana, nella regione del Milk River, i dati geologici e paleontologici sono però più scarsi ma comunque molto promettenti. Da questa zona infatti arrivano alcuni dei più antichi sedimenti a dinosauri in Alberta (Milk River, Foremost e Oldman Formation) nonché porzioni significative delle Oldman e Dinosaur Park Formation che sono equivalenti nel tempo alle sezioni esposte all’interno del Dinosaur Provincial Park e che quindi potrebbero contribuire ad una maggiore comprensione dell’area.

    Mappatura sito_Foto A. Giamborino

    Per questo motivo, il progetto di ricerca pluriennale sul campo, mira a eseguire un’indagine paleontologica completa di quest’area, con l’obiettivo di compilare un quadro biostratigrafico dettagliato per questa regione che possa essere confrontato direttamente con il ben noto Dinosaur Provincial Park e per documentare la fauna ancora poco conosciuta dei dinosauri della metà inferiore del Belly River Group e della Milk River Formation. 

    Nei prossimi articoli racconteremo quello che è stata la nostra esperienza sul campo, direttamente dalla penna di chi è stato più coinvolto, i nostri studenti!
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    Prorogata!

    Visto il positivo riscontro di pubblico, è stata prorogata fino al 25 ottobre 2020 l’apertura della mostra Dinosauri in Carne e Ossa a Rovereto.

    Allestita presso il Parco dell’ Ex Asilo Nido Manifattura di Rovereto (via delle Zigherane 1D), l’esposizione è organizzata dall’Associazione Paleontologica Paleoartistica Italiana APPI e promossa dal Comune di Rovereto in collaborazione con MUSE -Museo delle Scienze, Fondazione Museo Civico e GeoModel di Mauro Scaggiante e con il supporto di Apt Rovereto e Vallagarina e Prehistoric Minds.

    A fianco delle spettacolari ricostruzioni a grandezza naturale dei dinosauri e degli altri animali preistorici che caratterizzano il format DCO, è presente una sezione multimediale a cura del Muse (Trento), dedicata alle orme fossili dei Lavini di Marco, una testimonianza vecchia 200 milioni di anni del passaggio dei dinosauri in queste terre.
    Inoltre, per tutti i soci APPI è prevista una particolare tariffa ridotta!

    Maggiori informazioni su www.paleoappi.it/dinosauri-in-carne-e-ossa/

    PODCAST: L’Estinzione dei Dinosauri

    A cura di Co.scienza
    https://trascienzaecoscienza.wordpress.com/


    L’episodio proposto riguarda l’estinzione di massa che 66 milioni di anni fa ha visto i protagonisti più celebri del Mesozoico: i dinosauri.
    PODCAST su Spotify

    L’asteroide, colpendo la piattaforma carbonatica dello Yucatán, con il conseguente rilascio di grandi quantità di particelle e gas nell’atmosfera, ha bloccato la radiazione solare e causato così condizioni di inverno permanente.
    Anche le eruzioni vulcaniche dei Trappi del Deccan, nell’attuale India, produssero notevoli quantità di polveri e gas, ma con effetti su scale diverse rispetto all’impatto extraterrestre. Diversi studi hanno dimostrato come le emissioni di gas serra da queste province magmatiche abbiano probabilmente causato diversi episodi di riscaldamento globale, prima, durante e dopo l’estinzione di massa.
    Ai microfoni il paleontologo Alessandro Chiarenza, autore dello studio pubblicato poche settimane fa sulla rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences)

    Un Pulcino in Alaska

    Una mandibola fossile dal Circolo Polare Artico dell’Alaska rivela nuove informazioni sull’identità di un nuovo dinosauro carnivoro e sulle abitudini non migratorie di questi animali del passato.

    Un frammento di mandibola dall’Alaska rappresenta un raro esemplare di dinosauro dromeosauride dall’Artico, secondo lo studio pubblicato oggi sulla rivista scientifica PLOS ONE da un gruppo di ricerca guidato dal paleontologo italiano Alfio Alessandro Chiarenza (University College London e Imperial College London, UK).
    Il team include Anthony Fiorillo (Southern Methodist University, Texas), Ron Tykoski e Dori Contreras (Perot Museum of Nature and Science, Texas), Paul McCarthy (University of Alaska, Fairbanks, Alaska), Peter Flaig (University of Texas at Austin, Texas).

    Arctic Raptor Jaw_©A. Chiarenza

    I Dromeosauridi furono un gruppo di dinosauri predatori vicini evolutivamente agli uccelli, comprendente specie iconiche come il Deinonychus e il Velociraptor (resi popolari dal celebre film Jurassic Park del 1993 e successivamente dal film di animazione Dinosauri, 2000). Questi teropodi vivevano in diversi continenti, ma le loro ossa spesso piccole e delicate, raramente si conservano nel record fossile, complicando gli sforzi degli studiosi di ricostruire la loro storia evolutiva e la loro distribuzione fra i diversi continenti.

    Dalla formazione geologica Prince Creek, nel nord dell’Alaska, proviene la più grande collezione di dinosauri polari al mondo, datati intorno a 70 milioni di anni, ma fino a questo momento gli unici fossili rinvenuti attribuibili a dromeosauri erano rappresentati soltanto da pochi denti isolati e frammentari. Questa porzione di mandibola lunga appena 14 mm, e che preserva la punta anteriore dell’osso, è il fossile più completo proveniente da queste latitudini. Le analisi anatomiche e statistiche indicano che questo fossile apparteneva a uno stretto parente del dromeosauro nordamericano Saurornitholestes.

    Si pensa che i dromeosauri provenissero dall’Asia, e che abbiano raggiunto successivamente il Nord America quando l’Alaska rappresentava un ponte naturale per la migrazione delle specie fra questi due continenti.
    Il nuovo fossile è un importante tassello nella comprensione di quei dinosauri che nel tardo Cretacico vivevano a queste latitudini estreme.

    Inoltre, lo stadio di crescita dell’individuo rappresentato da questo fossile, verificabile grazie alle dimensioni e alla struttura del tessuto osseo fossilizzato, ci suggerisce che l’animale era probabilmente nato da poco e verosimilmente nella zona circostante.

    Details of the fossil jaw from the Alaska Dromaeosaurid dinosaur

    A differenza di quel che si pensava in passato, e che vedeva l’Alaska come un territorio di passaggio perché climaticamente “ostile”, queste evidenze suggeriscono che nonostante il freddo e almeno quattro mesi annui di totale oscurità (alla fine del Cretacico l’intera area si trovava più a nord dell’attuale, tra gli 80° e i 90° lat.), i dinosauri vi si stabilissero e che trovassero le condizioni ambientali favorevoli alla riproduzione e allo sviluppo.

    Fossil Site Map

    “Se i giovani di questi dinosauri sono stati rinvenuti in quest’area, significa che queste specie dovevano spendere molto tempo nella zona per potersi accoppiare, nidificare e crescere. I pulcini di dinosauro probabilmente non erano fisicamente in grado di migrare per migliaia di chilometri nelle latitudini più meridionali, e questo ci fornisce indicazioni indirette sul fatto che questi animali erano probabilmente residenti perenni dell’Artico preistorico.” Rivela il coautore dello studio Dr Anthony Fiorillo.

    «Questo ritrovamento è particolarmente eccezionale in quanto vi è una particolare difficoltà a reperire fossili di ossa così sottili e delicate, poiché, data la loro fragilità, vengono distrutte dagli agenti esterni ben prima della fossilizzazione. Ancor più raro è trovarne di esemplari così giovani. Possiamo dire quindi che si tratta del classico caso di un ago in un pagliaio». Dice il Dr Alessandro Chiarenza, primo autore dello studio.

    I risultati di questa ricerca sono pubblicati oggi nella rivista scientifica internazionale open access PLOS ONE.

    Chiarenza A.A., Fiorillo A.R., Tykoski R.S., McCarthy P.J., Flaig P.P., Contreras D.L. 2020.
    The first juvenile dromaeosaurid (Dinosauria: Theropoda) from Arctic Alaska.
    PLOS ONE. DOI: 10.1371/journal.pone.0235078

    In copertina: Illustrazione scientifica da parte del paleoartista Andrey Atuchin che mostra il pulcino di dromeosauro sul ramo vicino ad un adulto, mentre un esemplare subadulto insegue un topo marsupiale (Unnuakomys hutchisoni). Alcuni individui del ceratopside Pachyrhinosaurus perotorum riposano sullo sfondo.