• 5° Ciclo di Conferenze – L’Impero dei Dinosauri

    Quinto ciclo di incontri e conferenze organizzati in occasione della mostra “L’Impero dei Dinosauri”, in collaborazione con Sapienza Università di Roma – presso il Museo dell’Orto Botanico di Roma


    Sabato 12 marzo h 16,00: Jacopo Conti (Paleontologo) – Aranciera dell’Orto Botanico di Roma 
    Gli orsi pleistocenici della Penisola Italiana


    Sabato 19 marzo h 15,00: Diego Matterelli ed Emanuela Pagliari  (Divulgatori scientifici) – Aranciera dell’Orto Botanico di Roma – 
    Il Triceratopo Rosa
    Presentazione del libro


    Sabato 26 marzo h 16,00: Federico Fanti (Paleontologo – Alma Mater Studiorum Bologna) – Aranciera dell’Orto Botanico di Roma –
     Il cacciatore di Dinosauri
    Presentazione del libro

    4° Ciclo di Conferenze – L’Impero dei Dinosauri

    Quarto ciclo di incontri e conferenze organizzati in occasione della mostra “L’Impero dei Dinosauri”, in collaborazione con Sapienza Università di Roma – presso il Museo dell’Orto Botanico di Roma

    Sabato 19 febbraio h 16,00: Donatella Magri (Botanica)- Aranciera dell’Orto Botanico di Roma 
    Piante e Paesaggi Scomparsi

    Venerdì 25 febbraio h 16,30: Simone Maganuco  (Paleontologo) – Aula Lucchesi Dip. Scienze della Terra – Sapienza Università di Roma –
    Ripensare Spinosaurus

    Sabato 26 febbraio h 16,00: Fabio Attorre (Botanico – Direttore Orto Botanico) – Aranciera dell’Orto Botanico di Roma –
     L’Orto Botanico di Roma tra Passato e Futuro

    3° Ciclo di Conferenze – L’Impero dei Dinosauri

    Terzo ciclo di incontri e conferenze organizzati in occasione della mostra “L’Impero dei Dinosauri”, in collaborazione con Sapienza Università di Roma – presso il Museo dell’Orto Botanico di Roma

    Martedì 11 gennaio 2022 h 16,30

    Aula Lucchesi – Dip. di Scienze della Terra – Sapienza Università di Roma
    Evoluzione di adatamenti acquatici tra i dinosauri predatori cretacici

    con Matteo Fabbri – Paleontologo

    Martedì 18 gennaio 2022 h 16,30
    Aula Lucchesi – Dip. di Scienze della Terra – Sapienza Università di Roma
    Il Lazio negli ultimi 3 milioni di anni
    con Luca Bellucci – Paleontologo

    Sabato 22 gennaio2022 h 15,30
    Arancera dell’Orto Botanico di Roma
    Piante e paesaggi scomparsi
    con Donatella Magri – Botanica

    Sabato 29 gennaio 2022 h 15,30
    Arancera dell’Orto Botanico di Roma
    Sulle orme dei dinosauri: le tracce che i grandi rettili del Mesozoico hanno lasciato nl nostro Paese
    con Fabio Petti – Geologo

    E’ possibile partecipare agli incontri in modalità mista. Tutti gli eventi si svolgeranno in diretta sulla pagina dell’Associazione APPI.
    Per la partecipazione in presenza presso le sedi universitarie cliccare qui
    Per accedere agli spazi dell’Orto Botanico si ricorda che è necessario essere in possesso di Green Pass a partire dai 12 anni di età.

    “Guarda, si muovono in branchi!”

    Il primo branco di dinosauri italiano

    Sono almeno sette esemplari di Tethyshadros insularis, tra cui “Bruno”, il più grande e completo dinosauro mai rinvenuto in Italia. Hanno 80 milioni di anni, erano più grandi di quanto pensato finora e vivevano in un ecosistema unico sulle sponde di un antico oceano.

    C’è un branco di dinosauri in Italia. Numerosi scheletri in perfetto stato di conservazione sono stati ritrovati nel sito di Villaggio del Pescatore, comune di Duino-Aurisina, a pochi chilometri da Trieste. La scoperta è stata riportata da un gruppo internazionale di ricerca coordinato da studiosi dell’Università di Bologna in un articolo pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.

    Gli straordinari scheletri venuti alla luce appartengono alla specie Tethyshadros insularis: si tratta di almeno sette esemplari (ma probabilmente sono undici), tra cui in particolare un nuovo dinosauro, soprannominato “Bruno”, che rappresenta il più grande dinosauro mai rinvenuto in Italia.
    Nello stesso sito sono stati inoltre ritrovati pesci, coccodrilli, rettili marini e persino piccoli crostacei: tutti elementi che hanno permesso di ricostruire una vivida immagine di questo antico ecosistema senza eguali al mondo. I reperti rinvenuti al Villaggio del Pescatore possono essere oggi ammirati al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, concessi in deposito da parte del Ministero della Cultura.
    “Per la prima volta abbiamo in Italia un giacimento di dinosauri, in cui non solo troviamo i resti di questi animali, che sembrano appartenere a mondi lontani da noi, ma ne troviamo tanti, insieme agli animali che con loro condividevano quel mondo perduto”, dice Federico Fanti, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, che ha coordinato lo studio. “Questo sito eccezionale è un luogo dove dal terreno possiamo, e lo stiamo facendo, estrarre tanti scheletri di dinosauri, uno più spettacolare dell’altro; e questa è la prima volta in cui sappiamo esattamente dove continuare a scavarli”.

    DINOSAURI NEL MEDITERRANEO
    Prima di oggi solo un altro esemplare era venuto alla luce nel sito del Villaggio del Pescatore, nei primi anni ’90: un piccolo dinosauro, soprannominato “Antonio”, le cui dimensioni ridotte avevano fatto ipotizzare che Tethyshadros insularis potesse essere una specie “nana”. Ora, la scoperta di Bruno – più grande e con proporzioni più massicce – dimostra che Antonio fosse semplicemente un individuo giovane. Anzi, le strutture ossee analizzate al microscopio dai ricercatori mostrano che Bruno potesse ancora crescere al momento della morte.
    Oltre a tutto questo, nuovi dati geologici emersi dall’analisi del sito hanno portato a ridefinire l’età di questi dinosauri, che risalirebbero a 80 milioni di anni fa: 10 milioni di anni più antichi di quanto si era ipotizzato inizialmente.
    “Questi nuovi scheletri ci permettono di capire meglio la storia evolutiva di un gruppo di dinosauri chiamati hadrosauriformii dinosauri a becco d’anatra a cui appartengono Bruno e Antonio”, spiega Alfio Alessandro Chiarenza, dell’Università di Vigo(Spagna), primo autore dello studio. “Siamo riusciti a ricostruire come questi dinosauri siano arrivati fino nel cuore dell’attuale Mediterraneo durante il periodo Cretaceo, circa 80 milioni di anni fa: se un tempo di pensava ad un mondo fatto solo di piccole isole tropicali, poco ospitali per i grandi dinosauri, nuovi dati dimostrano come ampie terre emerse connesse con Asia ed Europa occidentale permettessero ad animali come quelli del Villaggio del Pescatore di sopravvivere e, cosa ancora più importante, di fossilizzarsi giungendo intatti fino ai giorni nostri”.

    DA “ANTONIO” A “BRUNO”Al tempo dei dinosauri, fra 230 e 66 milioni di anni fa, l’area occupata oggi dal Mar Mediterraneo sarebbe stata difficile da tracciare in una mappa: un insieme di piccole isole lontane dalle grandi masse continentali europee, africane e asiatiche, e di conseguenza un luogo davvero poco adatto ad ospitare grandi branchi di questi animali. Non a caso, per lungo tempo i geologi hanno considerato l’area che oggi è il Villaggio del Pescatore come un’isola situata nel mezzo di un antico oceano chiamato Tetide.
    Il sito di Villaggio del Pescatore salì per la prima volta alla ribalta alla fine degli anni ’80, quando due appassionati di geologia, i signori Alceo Tarlao e Giorgio Rimoli, si imbatterono in qualcosa di inaspettato: resti fossilizzati di ossa. Qualche anno più tardi poi, nel 1994, una studentessa di geologia, Tiziana Brazzatti, durante un sopralluogo nella cava, scoprì quello che sarà successivamente identificato come il primo scheletro completo del sito.
    Le indagini che seguirono la scoperta svelarono in fretta di chi fossero queste ossa, ma la caccia al dinosauro si rivelò particolarmente complicata, con lame diamantate, ruspe e bulldozer per estrarre gli enormi blocchi di dura roccia calcarea che preservavano i resti. E i problemi continuarono anche in seguito: per svelare i reperti fossilizzati, le grandi rocce dovettero infatti affrontare lunghi bagni nell’acido. È solo a questo punto che affiorò Antonio: un dinosauro a becco d’anatra, lungo quasi cinque metri, perfettamente preservato. Il primo esemplare di Tethyshadros insularis.
    UN DINOSAURO ADULTOLa datazione del reperto inizialmente fissata a 70 milioni di anni fa, le dimensioni relativamente ridotte del dinosauro e il fatto che il Villaggio del Pescatore in quell’epoca lontana fosse un’isola in mezzo all’oceano, fece ipotizzare che Antonio appartenesse a una specie “nana”, adattata per sopravvivere alle scarse risorse ambientali delle piccole isole. La scoperta ora di altri esemplari, e in particolare di Bruno – più grande e con proporzioni più massicce di Antonio – ha portato però gli studiosi a rivedere questa ipotesi.
    “Bruno appartiene alla stessa specie di Antonio, anche se è più grande e massiccio: il motivo è semplice, non hanno la stessa età”, spiega Fanti. “Bruno è più grande, adulto, di Antonio, e proprio come in qualsiasi specie che conosciamo oggi ha un aspetto diverso proprio a causa della sua età: insieme, questi due animali, ci mostrano un aspetto molto raro da vedere nei dinosauri, ovvero come cambiavano mano a mano che crescevano”.
    Dalla nuova datazione, che fa risalire i dinosauri ritrovati a 80 milioni di anni fa, inoltre si può infatti dedurre che a quell’epoca l’area del Villaggio del Pescatore non fosse un’isola, ma una terra che si affacciava sull’oceano della Tetide ed era connessa con l’Europa occidentale e con l’Asia: ampie zone emerse che rappresentavano vie migratorie per i grandi animali terrestri come i dinosauri.
    “Il sito del Villaggio del Pescatore rappresenta un’occasione unica per far conoscere i dinosauri agli italiani, per far capire come la paleontologia e la geologia facciano parte del nostro patrimonio culturale”, dice Fanti in conclusione. “Rappresenta allo stesso tempo un traguardo e un punto di partenza per capire la storia dei dinosauri e di tutta l’area mediterranea di milioni di anni fa”.


    I PROTAGONISTI DELLO STUDIO
    Lo studio è stato pubblicato sull rivista Scientific Reports con il titolo “An Italian dinosaur Lagerstätte reveals the tempo and mode of hadrosauriform body size evolution”. Per l’Università di Bologna hanno partecipato Federico Fanti Marco Muscioni del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali. Hanno partecipato inoltre studiosi dell’Università di Vigo(Spagna), del Field Museum of Natural History di Chicago (Stati Uniti), dell’Università di Trieste, dell’Università di Toronto (Canada) e dell’Università di Alcalá (Spagna).

    L’Impero dei Dinosauri

    L’Impero dei Dinosauri è il nuovo progetto divulgativo dell’Associazione Paleontologica A.P.P.I. in collaborazione con il Museo Orto Botanico di Roma – Dipartimento di Biologia Ambientale (Sapienza Università di Roma).

    Si tratta di una mostra dal carattere fortemente divulgativo che fa del connubio tra Scienza e Arte il suo fiore all’occhiello. A partire da sabato 30 ottobre infatti, lo storico Museo dell’Orto Botanico si tramuterà in un vero e proprio giardino preistorico: palme, piante acquatiche, bambù e felci torneranno ad essere abitate dagli antichi dominatori. Il Museo dell’Orto Botanico, che ospita oltre 3000 specie vegetali, ha funzioni didattiche di educazione ambientale e di ricerca scientifica, ed è sede di ricerche altamente specializzate sull’ecologia dell’ambiente urbano.

    Creata da un team interamente italiano con la consulenza di paleontologi professionisti in tutte le fasi di realizzazione, la mostra, attraverso l’impatto emozionale di un allestimento spettacolare, trasmette contnuti aggiornati ai continui progressi della ricerca nel settore. La formula di cultura-intrattenimento adottata vuole coinvolgere il pubblico e avvicinarlo all’ambiente degli addetti ai lavori, sottolineando il contributo degli scienziati e degli artisti all’affascinante lavoro di ricostruzione della Storia della Vita partendo dallo studio delle testimonianze fossili.

    2 Ciclo Conferenze : L’Impero dei Dinosauri

    Sabato 4 dicembre 2021 h 15,00

    Arancera dell’Orto Botanico di Roma

    Giorgio Manzi (antropologo)

    L’Ultimo Neanderthal racconta

    Presentazione del libro

    Sabato 11 dicembre 2021 h 15,00

    Arancera dell’Orto Botanico di Roma

    Luca Bellucci (paleontologo)

    Paleoambienti pre e post Homo: storie pleistoceniche dall’Italia

    Sabato 18 dicembre 2021 h 15,00

    Arancera dell’Orto Botanico di Roma

    Michele Macrì (gemmologo) presenta:

    I miei primi 40 carati

    Presentazione del libro

    1 Ciclo di conferenze: L’Impero dei Dinosauri

    Primo Ciclo di Incontri e Conferenze

    Sabato 13 novembre h 15,00 presso l’Arancera dell’Orto Botanico di Roma
    Simone Maganuco (Paleontologo)
    SCIENZA E ARTE:COME RIPORTARE IN VITA I DOMINATORI DEL MONDO PERDUTO

    Mercoledì 24 novembre h 16,30 presso il Dip. di Scienze della Terra – Sapienza Università di Roma
    Marco Romano (Paleontologo) presenterà il libro
    I FOSSILI – UNA STORIA ITALIANA

    Tutti gli incontri sono organizzati da APPI – Associazione Paleontologica Paleoartistica Italiana , Sapienza Università di Roma, Musei Sapienza, MuST – Museo di Scienze della Terra e società Geologica Italiana

    Per tremoto o per sostegno manco: la Geologia nell’inferno di Dante

    Dipartimento di Scienze della Terra – Università degli Studi di Torino, Via Valperga Caluso 35
    22 settembre 2021 (h. 14-17)

    In occasione delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, la Sezione di Storia delle Geoscienze della Società Geologica Italiana è stata invitata presso l’Università degli Studi di Torino a tenere dei seminari sugli elementi geologici dell’Inferno dantesco e circa lo stato delle conoscenze scientifiche ai tempi di Dante. Nel lavoro del Sommo Poeta sono rintracciabili riferimenti idrogeologici, ai terremoti, struttura delle montagne, deposizione del travertino, modellazione del paesaggio, fenomeni metereologici, fino alla struttura generale della Terra e dell’intero Cosmo. La reale grandezza e maestria di Dante risiede nella capacità di comunicare in brevi versi la netta separazione tra i fatti scientifici legati ai fenomeni naturali e il loro utilizzo per scopi estetici, poetici, politici e persino etici. Il lavoro di Dante e dei suoi contemporanei non impersonifica il “periodo oscuro” della scienza, come trovato in molte interpretazioni classiche del Medio Evo ma, diversamente, il contesto culturale dove vennero poste quelle domande essenziali che servirono poi da propellente per la successiva ‘rivoluzione scientifica’ vera e propria.

    DOVE: Aula Pognante – Dipartimento di Scienze della Terra

    COME: Per partecipare all’evento in presenza (massimo 30 persone) è necessaria la prenotazione scrivendo una mail a salvatore.iaccarino@unito.it.
    Tutti i partecipanti devono essere in possesso di Green Pass valido.
    Il seminario viene trasmesso anche in diretta streaming su webex

    PROGRAMMA:
    Ore 14 Alessio Argentieri (Sezione di Storia della Geologia della Società Geologica Italiana)
    Le conoscenze geologiche prima della nascita della Geologia
    ORe 15 Marco Pantaloni (Sezione di Storia della Geologia della Società Geologica Italiana)
    Introduzione alle conoscenze geologiche ai tempi di Dante
    Ore 16 Marco Romano (Università di Roma La Sapienza)
    «Per tremoto o per sostegno manco»: la Geologia dell’Inferno di Dante

    Premio Italiano di Paleoarte – Ultimi giorni

    Mancano pochissime settimane alla quarta edizione del Paleofest-Il Festival della Preistoria che si svolgerà il 2 e 3 ottobre prossimi, e che è organizzato dal Museo Paleontologico dell’Accademia Valdarnese del Poggio. 
    Tra le iniziative di quest’anno il Premio Italiano di Paleoarte, una competizione artistica il cui scopo è quello di diffondere la conoscenza della Paleoarte, quale rappresentazione della vita preistorica, attraverso varie tecniche artistiche, offrendo al tempo stesso una vetrina ai paleoartisti professionisti e aspiranti tali.

    Le opere inviate – ENTRO E NON OLTRE MERCOLEDÌ 15 SETTEMBRE– faranno parte di una mostra artistica che sarà inaugurata al pubblico proprio in occasione della quarta edizione del Paleofest.



    Organizzazione, promozione e ideazione:

    Museo Paleontologico di Montevarchi

    Accademia Valdarnese del Poggio

    Sante Mazzei – Paleoarte

    Con il Patrocinio di:

    APPI – Associazione Paleontologica e Paleoartistica Italiana

    SGI – Società Geologica Italiana

    Saltriovenator in Carne e Ossa

    Con i suoi 8 metri di lunghezza, il modello iperrealistico a grandezza naturale,
    promosso dal Museo di Storia Naturale di Milano, Comune di Milano-Cultura e realizzato da Geo-Model, sarà esposto in via permanente a partire da oggi 22 luglio presso i Giardini Montanelli a Milano.

    Dopo 200 milioni di anni, il primo e unico dinosauro lombardo rivive in una scultura stupefacente e diventa una icona rappresentativa del Museo e delle collezioni che custodisce ed espone. Una posa vigile e non aggressiva, un passo naturale nel verde di una aiuola. A lato della scalinata che si affaccia su Corso Venezia, il dinosauro rappresenta nel contempo un richiamo alla visita delle ricche raccolte naturalistiche del Museo di Storia Naturale di Milano, che è il più antico museo civico e il più grande del genere in Italia.

    Iperrealismo del modello di Saltriovenator zanellai. Lavorazione di Alessandro Ambrosini/Geo-Model, foto di Cristiano Dal Sasso.

    Nel 1996 in una cava di Saltrio (Varese) Angelo Zanella scoprì un fossile eccezionale. Poche ossa ma significative, che indicavano una specie nuova per la scienza: il primo dinosauro lombardo si rivelò essere anche il più grande dinosauro carnivoro del Giurassico inferiore e il più antico rappresentante al mondo del gruppo dei Ceratosauri. Dati questi record, alla fine del 2018 la prestigiosa rivista scientifica internazionale PeerJ pubblicò un articolo scientifico che descriveva in dettaglio Saltriovenator zanellai. L’idea di realizzare una ricostruzione dell’intero animale in grandezza naturale fu consequenziale.

    “Questa bella iniziativa di comunicazione è in realtà il frutto del lavoro di ricerca dei nostri istituti scientifici e museali, in particolare dei nostri paleontologi che, oltre a riconoscere il fossile del dinosauro durante gli scavi, hanno collaborato alla sua realizzazione in modo che fosse il più rispondente possibile ai risultati scientifici” – ricorda Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura del Comune di Milano.

    “Con quelle orme che lascia dietro di sé e lo sguardo curioso che ti segue da tutte le angolazioni sembra davvero vivo”- dice Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano, Comune di Milano – Cultura, che ha supervisionato il progetto poi realizzato con precisione stupefacente da Geo-Model di Mauro Scaggiante.

    “Non sono mancate le difficoltà ma grazie a un attento lavoro di squadra siamo riusciti a venirne a capo” – afferma Mauro Scaggiante, titolare di Geo-Model. “Riportare in vita gli animali del passato è un lavoro appassionante, che unisce scienza e arte” – aggiunge Simone Maganuco, paleontologo e consulente scientifico per Geo-Model.

    Come rinasce un dinosauro

    Nelle forme, nelle proporzioni e nei dettagli il modello installato nei Giardini Montanelli è di qualità museale in quanto riproduce fedelmente le caratteristiche anatomiche descritte dai paleontologi nell’articolo scientifico di riferimento (https://peerj.com/articles/5976/). Riproduce un Saltriovenator adulto e dunque è lungo 750 cm, ha una altezza al bacino 220 cm e una coda di 340 cm, mentre la testa misura 80 cm.

    Geo-Model di Mauro Scaggiante è una azienda privata tutta italiana, ormai apprezzata nel mondo per la qualità delle sue ricostruzioni di dinosauri e altri animali preistorici. La realizzazione finale di Saltriovenator, seguita passo dopo passo dai paleontologi Cristiano Dal Sasso e Simone Maganuco, è in vetroresina ad alta resistenza ma deriva da un lungo lavoro, iniziato al computer con una modellazione digitale in 3D (opera del paleoartista Davide Bonadonna), poi trasformata in oggetto fisico a grandezza naturale: un sofisticato robot a controllo numerico (Bat-Tech Italia) ha scolpito una maquette in polisitirene. Questa è stata poi rivestita di plastilina e scolpita a mano in tutti i dettagli della pelle da cinque modellisti (Alessandro Ambrosini, Denise Boccacci, Andrea Leanza, Andrea Masi e Francesca Penzo), sotto la scrupolosa direzione artistica di Scaggiante.
    Dai calchi di questa scultura, realizzati dai ragazzi dello staff con l’aiuto di Maurizio Ceolin, si sono ricavati i positivi in vetroresina, che sono stati assemblati su un basamento in ferro con finitura Corten tramite giunti interni di sostegno in acciaio (sempre a opera di Bat-Tech Italia).
    La scultura assemblata al basamento e alla fascia didascalica pesa quasi 2 tonnellate, tanto che per trasportarla e posizionarla è servita una gru. Sul basamento sono state impresse orme identiche a quelle ritrovate fossilizzate nei dintorni di Rovereto, che sono state attribuite a dinosauri analoghi a Saltriovenator, vissuti nello stesso periodo geologico: l’inizio del Giurassico. Sulla pelle la colorazione è stata fatta squama per squama, sempre a mano, da Alessandro Ambrosini. Gli occhi sono stati realizzati su misura.

    La didascalia con il nome del dinosauro, dedicato al suo scopritore Angelo Zanella, è stata incisa a laser.
    Il codice QR posizionato lungo la recinzione permette di accedere a testi e contenuti multimediali che spiegano il “dietro le quinte” della realizzazione.

    Angelo Zanella (scopritore del fossile) accanto ad una silhouette di Saltriovenator: in rosso le ossa recuperate, in bianco quelle mancanti. Il genere affine Ceratosaurus è stato usato per ricostruire le parti mancanti dello scheletro. Disegno di Marco Auditore, foto di Gabriele Bindellini.

    “Con un certo orgoglio siamo felici di ricordare che non solo la specie del dinosauro, ma anche l’intero progetto del suo “ritorno in vita” è rigorosamente Made in Italy. La speranza di tutti coloro che hanno lavorato a questo progetto è che negli anni a venire questa ricostruzione possa essere d’ispirazione per tanti visitatori, grandi e piccoli, così come lo è stato e continua a esserlo il modello di triceratopo custodito nelle sale del Museo.” – è la dichiarazione unanime dell’intero gruppo di lavoro

    I numeri del modello

    Ci sono voluti quasi 9 mesi dal primo bozzetto alla finitura dell’ultimo particolare: un’impresa alla quale hanno partecipato 15 persone tra paleontologi, illustratori, modellatori, scultori, decoratori, artigiani, operai, ingegneri, grafici e manovratori.

    Per la realizzazione di Saltriovenator sono stati utilizzati:
    – 8 metri cubi di polistirene
    – 150 kg di plastilina
    – 20 kg di silicone per stampi
    – 500 kg di resina poliestere
    – 100 kg di fibra di vetro
    – 5 kg di vernici in vari colori
    – 1500 kg di ferro

    Per la parte tecnologica sono stati impiegati:
    – hardware e software per la modellazione 3D del dinosauro e la progettazione del suo basamento
    – stampante 3D per produrre i prototipi (modellini) in scala ridotta
     – robot a controllo numerico per la fresatura in scala 1 a 1 dei volumi di polistirene
    – laser per il taglio delle lamiere e l’incisione della didascalia

    Particolare della modellazione della pelle sullo strato di plastilina. Eseguita a mano, squama per squama, ha richiesto tre mesi. Lavorazione di Geo-Model, foto di Cristiano Dal Sasso.

    Ulteriori immagini qui: https://museodistorianaturalemilano.it/press

    Contatti
    Cristiano Dal Sasso, MSNM: cristiano.dalsasso@comune.milano.it
    Simone Maganuco, Geo-Model: simonemaganuco@iol.it
    Ufficio Stampa Comune di Milano: elenamaria.conenna@comune.milano.it