• Dinosauria: anatomical and ecological innovations along the avian lineage

    I dinosauri, dominatori della Terra per 230 milioni di anni, si distinguono per una straordinaria diversità biologica riscontrabile nelle abitudini alimentari, negli ambienti occupati e nelle dimensioni corporee, spaziando dal colibrì al Tyrannosaurus rex. Ricerche condotte da ormai due secoli hanno collegato i dinosauri agli uccelli, sollevando interrogativi sullo sviluppo di caratteristiche biologiche una volta considerate tipiche solo degli uccelli moderni.
    Il dibattito sull’origine di un elevato metabolismo capace di termoregolare indipendentemente dall’ambiente esterno, in contrapposizione a quanto presente in molti rettili odierni, affonda le radici nella concezione del termine “Dinosauria” proposta da Richard Owen nel XIX secolo. Nonostante gli sforzi di molti ricercatori, la sfida persiste a causa della scarsità di informazioni fossili, generando divergenze di opinione sull’evoluzione di questa caratteristica fisiologica.
    Recenti scoperte fossili, unite a progressi nelle metodologie filogenetiche e nelle scienze paleontologiche, suggeriscono un nuovo scenario sull’origine della biologia peculiare degli uccelli all’interno della linea evolutiva dei dinosauri, indicando un’evoluzione di queste caratteristiche ben prima di quanto comunemente si credesse…

    Ci parlerà di questa incredibile diversità, che vede come protagonisti tra i più iconici animali della storia della Vita, il Dottor Alessandro Chiarenza (Università di Vigo), lunedì 11 dicembre ore 10, presso l’auletta di Anatomia Comparata – Alma Mater Studiorum Università di Bologna (via Selmi 3).

    Ascesa e trionfo dei mammiferi – The Rise and Reign of the Mammals

    Dal tramonto del regno dei dinosauri fino a noi

    È una scena che abbiamo immaginato tutti: l’asteroide che solca il cielo con la sua coda in fiamme e si schianta al largo dell’odierno Messico, sollevando tsunami e una nube nera e densissima, lassù a oscurare il sole. Quando la polvere finalmente si posa, i dinosauri si sono estinti e i primi mammiferi possono sgattaiolare fuori dalle loro tane: la fine di un mondo, l’inizio di un altro. 
    Ma non è andata proprio così: in realtà all’epoca del meteorite i mammiferi esistevano già, e da tantissimo tempo.
    Steve Brusatte, dopo aver ricostruito Ascesa e caduta dei dinosauri, ci racconta da principio questa nuova epopea: più di 200 milioni di anni fa, quasi in contemporanea ai primi dinosauri, anche i mammiferi fecero la loro comparsa, sviluppando poi nell’arco di molte ere geologiche i loro tratti distintivi – olfatto e udito raffinati, folte pellicce a ricoprire il corpo, cervello grosso e intelligenza acuta, metabolismo a sangue caldo, arcata di denti peculiare e soprattutto ghiandole mammarie attraverso cui allattare i cuccioli. Ma non si tratta solo di questo: è grazie al fatto che i mammiferi si adattarono meglio alle nuove condizioni climatiche e geologiche che, proprio alla fine della storia meravigliosa raccontata in questo libro, alcuni di loro, molto simili alle scimmie antropomorfe di oggi, presero una strada evoluzionistica del tutto diversa dagli altri che li portò ancora più lontano. Così, Ascesa e trionfo dei mammiferi è anche il lungo e appassionante prologo di una storia che, in fin dei conti, è la nostra storia.

    Di questo e tanto altro ancora, il Prof. Brusatte ci parlerà durante due imperdibili eventi organizzati da APPI – Associazione Paleontologica Paleoartistica Italina:

    Giovedì 30 novembre ore 16,30

    Firenze presso Palazzo Marucelli Fenzi, Aula Magna 112, via San Gallo 10.

    L’evento è organizzato in collaborazione con il Sistema Museale d’Ateneo e il Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università degli Studi di Firenze.

    e

    Venerdì 1 dicembre ore 16,00

     a Roma, presso Aula Lucchesi del Dipartimento di Scienze della Terra, Sapienza Università di Roma, nell’ambito dell’assemblea annuale della Società Geologica Italiana.

    Entrambi gli eventi sono patrocinati da Società Geologica Italiana e Società Paleontologica Italiana.

    Il Prof. Steve Brusatte in posa con un cranio di Smilodon. ©S. Brusatte

    Professore all’Università di Edimburgo, Steve Brusatte è uno dei paleontologi più famosi e apprezzati della sua generazione. Ha dato il nome a più di quindici nuove specie di dinosauri e a diverse specie di antichi mammiferi. Specializzato in biologia evolutiva e anatomia dei dinosauri, ha pubblicato articoli su “Science” e numerose altre riviste scientifiche, collabora abitualmente con “Scientific American” e “The New York Times”. È consulente scientifico per la paleontologia di BBC e 20th Century Fox, nonché per la serie di film di Jurassic World. Oltre a Dinosaur Paleobiology (Wiley Blackwell, 2012), testo di riferimento per la sua disciplina, ha scritto il bestseller internazionale Ascesa e caduta dei dinosauri (Utet 2018).

    SADP – The Southern Alberta Dinosaur Project

    Dinosaur Provincial Park_ Foto D. Bonadonna

    In via del tutto sperimentale e per la prima volta, la scorsa estate l’Associazione Paleontologica APPI ha  avviato un progetto di collaborazione con il ROM (Royal Ontario Museum) e il Philip J. Currie Dinosaur Museum per un progetto di scavo paleontologico e prospecting geologico che ha coinvolto anche alcuni studenti italiani dell’Università Alma Mater di Bologna, le cui attività sono state supportate da APPI.
    Il progetto ha avuto come referenti scientifici i paleontologi David Evans (ROM) per l’area del Milk River, Manyberries e Corwin Sullivan (University of Alberta e Philip J. Currie Dinosaur Museum) per il progetto nell’area di Grande Prairie.
    Le attività di campagna si sono svolte nella regione dell’Alberta, in Canada, e le oltre tre settimane di permanenza ci hanno dato modo di apprezzare le bellezze e la varietà di questa regione da un punto di vista geologico ma anche paesaggistico, oltre che alla ricchezza di reperti fossili. 

    Gli studenti che ci hanno accompagnato in questa esperienza hanno provenienze formative differenti, e per questo motivo, le attività svolte sul campo sono state di carattere geo-paleontologico la prima e più specificatamente paleontologica la seconda.

    L’Alberta è al centro delle scoperte di dinosauri già dalla fine dell’800, quando diverse spedizioni del Geological Survey of Canada raccolsero ossa dei grandi rettili mesozoici nella parte più meridionale della regione. Quasi sempre i siti più produttivi e in generale gli esemplari più significativi e meglio preservati provenivano dai calanchi lungo il Red Deer River, in quello che oggi è giustamente chiamato Dinosaur Provincial Park. Per questa sua importanza, l’area all’interno e intorno al Dinosaur Provincial Park è stata quindi riccamente campionata, con oltre 400 scheletri di dinosauri articolati o associati raccolti da questa località in oltre un secolo di ricerche.

    La prima parte del nostro lavoro si è svolta dal 15 al 26 luglio, nell’area del Milk River lungo il confine con il Montana (USA).Il nostro team ha fatto parte di un progetto di ricerca sul campo che va avanti da diversi anni, organizzato e avviato dal Royal Ontario Museum (con la supervisione del Dott. David Evans) con i colleghi del Cleveland Museum of Natural History e del Royal Tyrrell Museum. Quest’area contiene alcuni dei più antichi sedimenti con faune a dinosauri in Alberta e ha il potenziale per rivelare nuove specie dei grandi rettili mesozoici per contribuire alla nostra conoscenza nell’evoluzione dei dinosauri del tardo Cretaceo, oltre a rappresentare una delle aree con la maggior biodiversità a dinosauri del mondo.

    Daspletosauru quarry_Foto di A. Giamborino

    La geologia e la paleontologia del tardo Cretaceo dell’Alberta sono state intensamente studiate, ma le ricerche sono state indirizzate principalmente verso aree con grandi quantità di siti affioranti facilmente accessibili, concentrando l’attenzione come già detto, sul Dinosaur Provincial Park.
    Nei livelli fossiliferi negli strati rocciosi della Dinosaur Park Formation sono presenti diversi turnovers faunistici che sono certamente dovuti a cambiamenti ambientali di queste aree. Lo studio quindi anche delle aree limitrofe al Dinosaur Provincial Park è importante per comprendere meglio le cause di questi cambiamenti e i loro reali effetti sulla fauna. Spostandosi nell’area più a sud dell’Alberta al confine con il Montana, nella regione del Milk River, i dati geologici e paleontologici sono però più scarsi ma comunque molto promettenti. Da questa zona infatti arrivano alcuni dei più antichi sedimenti a dinosauri in Alberta (Milk River, Foremost e Oldman Formation) nonché porzioni significative delle Oldman e Dinosaur Park Formation che sono equivalenti nel tempo alle sezioni esposte all’interno del Dinosaur Provincial Park e che quindi potrebbero contribuire ad una maggiore comprensione dell’area.

    Mappatura sito_Foto A. Giamborino

    Per questo motivo, il progetto di ricerca pluriennale sul campo, mira a eseguire un’indagine paleontologica completa di quest’area, con l’obiettivo di compilare un quadro biostratigrafico dettagliato per questa regione che possa essere confrontato direttamente con il ben noto Dinosaur Provincial Park e per documentare la fauna ancora poco conosciuta dei dinosauri della metà inferiore del Belly River Group e della Milk River Formation. 

    Nei prossimi articoli racconteremo quello che è stata la nostra esperienza sul campo, direttamente dalla penna di chi è stato più coinvolto, i nostri studenti!
    Keep following us!!!

    Collezionare la Natura

    Il 13 e 14 maggio, torna a Napoli, presso il Complesso Universitario di Largo San Marcellino 10, la mostra mercato COLLEZIONARE LA NATURA.

    All’interno della manifestazione sono previsti due incontri:


    Sabato 13 maggio ore 11:15
    “Sulle Orme dei Dinosauri Italiani”
    con il paleontologo Dr.Fabio Petti (Società Geologica Italiana).

    Sabato 13 maggio ore 16:30
    “La Campania, un Monumento Geologico con Siti Fossiliferi di Pregio
    con il Dr. Antonello Bartiromo

    La ricca programmazione prevede anche alcune mostre temporanee:

    Gli oggetti frattali fra arte e natura, a cura di Gianni D’Anna.
    Dinosauri in Carta ed Ossa: la paleontologia raccontata dai francobolli, a cura di Nando Musmarra e Diana Fattori.
    L’incanto della Natura agli occhi di un illustratore autodidatta, a cura di Michelangelo Nuscowiz.
    La Caretta caretta impatta l’Antropocene: dai fossili alla plastica, a cura dell’Associazione Domizia, Museo del Danno.

    Orari di apertura

    sabato ore 10:00 – 19:30
    domenica ore 9:30 – 19:00

    Per info

    081.2537587 – 081.2537516

    prenotazionicm@gmail.com
    muspaleo@unina.it



    All’Ombra del Supervulcano

    Il supervulcano di Bolzano – uno dei più grandi eventi vulcanici della storia del mondo – si estendeva da Merano a Trento con un diametro di circa 70 km ed è stato attivo più volte nell’arco di 12 milioni di anni. Riporta in vita questo mondo lontano una nuova mostra temporanea al Museo di Scienze Naturali.

    280 milioni di anni fa, nella zona dell’attuale Trentino-Alto Adige, si verificò un importante evento vulcanico. Questo Supervulcano è stato attivo per oltre 12 milioni di anni ed è uno dei dieci più grandi nella storia della Terra. I possenti depositi di porfido testimoniano ancora oggi della sua attività, mentre gli altri strati rocciosi intervallati raccontano di periodi di calma, durante i quali si sono insediate piante e animali. Alcuni di loro hanno lasciato tracce profonde.
    Grazie ai fossili, modelli di animali e una simulazione dell’eruzione, la mostra Caldera – All’Ombra del Supervulcano vuole riportare in vita questo mondo perduto.

    Quando?
    Dal 17 marzo al 4 febbraio 2024 presso il Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige.

    Grazie a un progetto di ricerca, questi strati sono stati studiati dagli scienziati del Museo di Scienze Naturali di Bolzano che, in esse, hanno scoperto numerose tracce di animali e piante.
    La mostra offre uno spaccato della vita di un tempo, in cui nulla era come al giorno d’oggi.

    “Qualche istante prima…” – Tridentinosaurus ©Davide Bonadonna

    INFO MOSTRA
    Aperto tutti i giorni, tranne il lunedì
    ore 10:00 – 18:00 (ultima entrata alle ore 17:30)
    Chiuso: 01.05.2023, 25.12.2023, 01.01.2024
    Museo di Scienze Naturali dell‘Alto Adige
    Via Bottai 1,I-39100 Bolzano

    Ingresso intero: 7 €
    Ridotto: 5 €
    Bambine/i fino 6 anni: gratis
    BIGLIETTI FAMIGLIA:
    Minifamiglie (1 adulto con bambini
    fino a 16 anni): 7 €
    Famiglia (2 adulti con bambini
    fino a 16 anni): 14 €
    Gruppi (min. 15 persone): 5 €/persona
    Scolaresche: 1,50 €/studente
    PROPOSTE
    Per gruppi:
    Visite guidate di 1 ora nella mostra
    temporanea: 40 € (+ ingresso al museo)
    Per scolaresche:
    Offerte didattiche per le scuole: Per le
    singole proposte e i prezzi consultate
    www.school.natura.museum

    PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA!
    reservation@museonatura.it
    oppure Tel. 0471 412975
    lun – ven, ore 9:00–14:00
    Sito della mostra:
    www.natura.museum/it/mostre-temporanee/supervulcano/

    ABBONAMENTI 2023


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    GEOITALIANI10

    BOLOGNA, 26 e 27 GENNAIO 2023



    L’Italia può essere considerato uno dei paesi fondatori della moderna geologia, grazie all’opera di eccellenti geoscienziati che contribuirono, ciascuno nella propria disciplina, allo sviluppo del pensiero scientifico moderno e laico. Dopo l’Unità del Regno, molti di questi furono chiamati a ricoprire incarichi pubblici in ragione sia delle virtù patriottiche, sia delle competenze tecniche.

    Il recupero delle proprie radici è una base fondamentale su cui la comunità geologica italiana può fondare un rinnovamento del ruolo propulsivo avuto nella storia d’Italia, dalle fasi di strutturazione dello Stato unitario sino alla seconda metà del XX secolo, quando i nostri predecessori contribuirono in maniera significativa al progresso delle geoscienze a livello internazionale.

    Con queste finalità la Società Geologica Italiana ha istituito nel Dicembre 2012 la Sezione di Storia delle Geoscienze, che ha recentemente compiuto i dieci anni di vita.
    Molte iniziative hanno caratterizzato in questa decade la crescita della Sezione che, partita da 10 membri iniziali, oggi ne conta oltre 160.

    Tra le prime iniziative della Sezione vi è stata l’attivazione nel marzo 2013 del blog GEOITALIANI , che ospita testi, curati dai responsabili della sezione e da altri Autori, arricchiti da immagini storiche e/o contenuti multimediali. Il blog vuole ricostruire la storia delle Scienze della Terra in Italia attraverso il ricordo delle figure scientifiche degli uomini e delle donne che in tali campi hanno operato: dai pionieri delle scienze naturali e dai padri fondatori delle moderne discipline geologiche, sino a coloro che hanno condotto le geoscienze italiane verso il XXI secolo. Oltre alle commemorazioni di personaggi del passato- sia protagonisti che comprimari-, gli argomenti affrontati spaziano dalla descrizione di eventi storici, di località caratterizzate da peculiarità geologiche o geomorfologiche, a commenti e riflessioni sul ruolo della geologia e della divulgazione della disciplina. La pubblicazione si rivolge perciò ad un pubblico ampio cui far conoscere, anche oltre i confini specialistici delle Scienze della Terra, il ruolo dei geoscienziati italiani nel contesto sociale, economico, politico e culturale del Paese.

    Gli account sui social network Facebook Geoitaliani , Youtube Geoitaliani SGI e Twitter @geoitaliani fungono da strumenti di diffusione delle attività.
    Dal 2017 la Sezione di storia delle geoscienze è, inoltre, affiliata all’International Commission on the History of Geological Sciences (INHIGEO) dell’International Union of Geological Sciences (IUGS).

    In occasione del decennale, la Sezione organizza due giornate celebrative “GEOITALIANI 10” a Bologna, luogo simbolico in cui Ulisse Aldrovandi coniò il vocabolo “geologia” nel 1603.
    Nel pomeriggio di giovedì 26 Gennaio si svolgerà una visita guidata ai musei universitari di Palazzo Poggi, mentre il venerdì 27 si terrà un convegno presso l’Accademia delle Scienze.

    Comitato Scientifico e organizzatore:
    Alessio Argentieri, Fabiana Console, Giovanni De Caterini, Simone Fabbi, Paolo Macini, Pietro Mosca, Daniele Musumeci, Marco Pantaloni, Fabio Massimo Petti, Marco Romano, Ezio Vaccari, Alessandro Zuccari, Costantino Zuccari

    Giovedì 26 gennaio 2023, ore 15:00 -16:00 Visita ai musei universitari di Palazzo Poggi

    Venerdì 27 gennaio 2023, ore 9:30 – 17:00 Convegno GEOITALIANI 10

    presso l’Accademia delle Scienze di Bologna, Sala Ulisse, Via Zamboni 31

    Apertura dei lavori: ore 9:30 – 10:45

    ● Saluti istituzionali: Ezio Mesini (Università degli Studi di Bologna – Accademia delle Scienze), Sandro Conticelli (Presidente Società Geologica Italiana), Paolo Macini (Università degli Studi di Bologna).

    ● Alessio Argentieri, Marco Pantaloni 10 anni della sezione di Storia delle geoscienze. ● Gian Battista Vai A 100 anni dalla morte di Giovanni Capellini (1833-1922) con Giuseppe Scarabelli (1820-1905) in filigrana.

    Comunicazioni scientifiche: 11:00 – 13:00

    – I personaggi –

    ● Mattia Sella Quintino Sella ingegnere minerario.
    ● Giorgio Vittorio Dal Piaz Felice Giordano, un grande Geoitaliano.
    ● Luca Barale, Fabiana Console, Alberto Corno, Gianluca Frasca, Pietro Mosca, Marco Pantaloni I quaderni di campagna di Secondo Franchi (1859-1932)
    ● Marco Pantaloni, Fabiana Console Da Karl Mayer-Eymar a Raimondo Selli: la storia del Messiniano.

    ● Discussione
    Pausa pranzo: 13:00 – 14:00

    Comunicazioni scientifiche: 14:00 – 17:00

    – I luoghi –

    ● Simone Fabbi Dai monaci alla scuola romana: l’esplorazione geologica dell’alta valle dell’Aniene.

    ● Fabiana Console, Simone Fabbi, Claudia Principe, Marco Pantaloni Bonaventura Montani e i Campi Flegrei.

    ● Ezio Vaccari, Kathleen Histon Arturo Issel, lo studio della preistoria e l’esplorazione delle grotte.

    ● Paolo Macini Le escursioni geologiche di Giovanni Capellini nei Principati Danubiani (1864-1865).

    – Gli oggetti e le immagini –

    ● Marco Romano I fossili oggetti straordinari: tra mito, leggenda e folclore.
    ● Maddalena Napolitani La cultura visiva delle scienze della Terra nella seconda metà del XIX secolo.

    ● Giovanni De Caterini, Alessio Argentieri, Anna Maria Bilotta, Giancarlo Della Ventura “IN HOC SILEX VINCES”. Storie di sampietrini, di lave e di strade romane.

    ● Daniele Musumeci, José Pablo Sepúlveda, Giovanni Leone, Stefano Branca, Luigi Ingaliso L’evoluzione della vulcanologia internazionale nel 20° secolo: il caso cileno.

    Si prega di confermare la partecipazione inviando una e-mail entro venerdì 20 gennaio 2023 a storiageoscienze@socgeol.it, indicando la partecipazione al convegno del 27 gennaio e/o alla visita ai musei universitari di Palazzo Poggi del 26 gennaio (costo 7 euro).

    La Corsa delle Tartarughe

    La corsa contro il tempo delle tartarughe per battere il cambiamento climatico

    © Mauricio Anton

    Un nuovo studio, condotto dagli scienziati del Museo di Storia Naturale e dell’Università di Vigo, ha utilizzato il Tempo Profondo come chiave di previsione per i futuri cambiamenti climatici. 
    In particolare, sono stati studiati reperti fossili e analizzate le caratteristiche delle faune del passato con lo scopo di prevedere la distribuzione delle tartarughe viventi su un pianeta che diventa sempre più caldo.

    I risultati dimostrano come le tartarughe abbiano in realtà buone possibilità di sopravvivere agli aumenti di temperatura oggigiorno stimati. Con temperature previste attualmente in aumento di 1,5 – 2°C, è molto probabile che le tartarughe debbano mettere in conto un cambio di latitudine rispetto alle aree in cui vivono oggi.

    Se le tartarughe vorranno sopravvivere all’emergenza planetaria, dovranno quindi migrare in un nuovo ambiente, lontano dai loro attuali habitat tropicali e subtropicali che diventerebbero più aridi e quindi letali per questi rettili.
    Tuttavia, mentre il Pianeta si riscalda, altri luoghi diventano potenzialmente abitabili. Secondo l’attuale modello dei cambiamenti climatici, è possibile immaginare in un prossimo futuro che alla alte latitudini, una vasta porzione di area del Nord America e dell’Asia diventino più umide e calde, andando così a ricreare un habitat più adatto per le tartarughe.

    L’autore principale di questo studio, il dott. A. Chiarenza, afferma: “Per sfuggire agli effetti del cambiamento climatico ed evitare l’estinzione, dovuta allo stravolgimento ambientale legato soprattutto all’incremento delle temperature su tutta la Terra, le tartarughe saranno costrette a migrare lontano dai loro habitat attuali, verso un ambiente più adatto. Sebbene non siano note per la loro velocità, le tartarughe dovranno agire in fretta per battere il tasso di cambiamento climatico”. E aggiunge: “Un altro ostacolo da tenere in considerazione sono le pressioni antropiche su una potenziale migrazione. Questa ricerca fornisce una base per favorire il lavoro di conservazione e tutela per la salvaguardia delle tartarughe e potenzialmente anche per molte più specie i cui habitat sono vulnerabili ai cambiamenti climatici».

    Ma perché si è partiti proprio dalle tartarughe?
    Il team di ricerca ha deciso di concentrare questo progetto sulle tartarughe per diversi motivi. Rispetto ad altri rettili del passato, le tartarughe hanno una documentazione fossile sorprendentemente buona grazie anche ai loro carapaci. L’ecologia di questi affascianti rettili non è cambiata molto nelle ultime centinaia di milioni di anni, il che significa che sono facili da individuare e identificare, con una comprensione relativamente buona della loro distribuzione. Le tartarughe hanno una forte relazione con l’ambiente in cui vivono ed interagiscono e danno la possibilità ai ricercatori di costruire un dataset di informazioni fondamentali utilizzabili per comprendere i loro limiti climatici e ambientali.

    Dall’interazione dei dati paleontologici ed ecologici attuali, il team è stato in grado di valutare uno spazio ambientale teorico in cui gli animali potrebbero potenzialmente esistere, e quindi fare ulteriori previsioni basate su eventi noti. Dopo aver seguito con successo questo modello nel tempo, utilizzando dati ricavati dai reperti fossili, il gruppo è stato in grado di proiettarlo su scenari futuri, ad esempio quello della temperatura in aumento.

    L’importanza della Collezione
    Al momento ci sono solo pochi analoghi in grado di prevedere con precisione cosa accadrà agli animali durante l’emergenza planetaria. La documentazione sui fossili è uno strumento incredibilmente utile per aiutare a svilupparlo ulteriormente, poiché un cambiamento climatico di questa portata ha già avuto luogo durante il periodo di raffreddamento della Terra ed è registrato dai fossili provenienti dalle collezioni dei musei di Storia Naturale come quella utilizzata in questa ricerca.

    Il prof. Paul Barrett del Natural History Museum, e autore senior di questo studio, afferma: “Questa ricerca dimostra in modo eccellente l’inesprimibile potenziale delle collezioni nell’utilizzare i dati storici per offrire nuove intuizioni sulle questioni ecologiche in corso. Questo metodo, attraverso il quale possiamo prevedere le risposte ecologiche alle variazioni delle condizioni ambientali, aiuterà i conservatori e i responsabili politici su come prepararsi al meglio agli effetti dell’emergenza planetaria.

    “100 Ma of turtle palaeoniche dynamics enables prediction of latitudinal range shifts in a warming world” sarà pubblicato dalla rivista Current Biology mercoledì 21 dicembre 2022. 
    DOI: 10.1016/j.cub.2022.11.056

    Questa ricerca è stata resa possibile grazie ai finanziamenti del NERC, dell’ERC e della borsa di studio Juan de la Cierva Formación 2020 finanziata dal ministero spagnolo della Scienza e dell’innovazione.

    PROFESSIONE PALEONTOLOGO

    Biblioteca Comunale Sperelliana
    Mostra Extinction. Prima e dopo la scomparsa dei Dinosauri

    presentano 

    PROFESSIONE PALEONTOLOGO quattro appuntamenti da non perdere, per conoscere attraverso racconti ed esperienze dirette il mestiere del paleontologo in tutte le sue varie forme.

    I paleontologi vanno in giro per il mondo alla ricerca di resti di vita del passato, compiono scavi, studiano i reperti ritrovati, si adoperano affinché essi vengano conservati e valorizzati. Infine si impegnano per trasmettere le conoscenze acquisite al grande pubblico, attraverso la realizzazione di libri, documentari, mostre e musei, anche collaborando con artisti che danno una forma più concreta e accessibile alle loro scoperte.

    In questo ciclo di conferenze ospitato a Gubbio, città che con le sue magnifiche stratificazioni rocciose è indissolubilmente legata alla celebre e drammatica estinzione dei dinosauri, andremo a conoscere da vicino questa varietà di esperienze che costituiscono la professione del paleontologo.

    Programma

    giovedì 15 dicembre 2022, ore 18:00, Biblioteca Comunale Sperelliana
    Ripensare Spinosaurus. Il gigante perduto del Cretacico
    a cura di Simone Maganuco, paleontologo e curatore della mostra Extinction di Gubbio

    giovedì 26 gennaio 2023, ore 18:00, Biblioteca Comunale Sperelliana
    In Africa alla ricerca delle origini dell’umanità
    a cura di Marco Cherin, palentologo e paleoantropologo, Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università degli Studi di Perugia

    giovedì 23 febbraio 2023, ore 18:00, Monastero San Benedetto (Mostra Extinction)
    Ricostruire mondi perduti
    a cura di Fabio Manucci, paleoartista e collaboratore della mostra Extinction di Gubbio

    giovedì 23 marzo 2023, ore 18:00, Monastero San Benedetto (Mostra Extinction)
    Polvere, ossa e altri misteri. Il dietro le quinte di uno dei più antichi musei geologici
    a cura di Michela Contessi, paleontologa, Conservatrice Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini” SMA – Bologna.

    Professione Palentologo è un ciclo di incontri a cura del Paleontologo Simone Maganuco e promosso dalla Biblioteca Comunale Sperelliana e dalla Mostra Extinction. Prima e dopo la scomparsa dei dinosauri

    Con il patrocinio di:
    Comune di Gubbio
    Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università degli Studi di Perugia
    APPI – Associazione Paleontologica Paleoartistica Italiana

    I Dinosauri regnarono incontrastati fino alla caduta dell’asteroide

    Perché i dinosauri non aviani si estinsero mentre uccelli e mammiferi conquistarono la Terra

    I dinosauri erano al top dei loro ecosistemi fino a quando un asteroide non colpì la terra 66 milioni di anni fa, rivela un nuovo studio.
    Nuovi dettagli sull’ecologia dei dinosauri, in particolare lo studio degli habitat e delle catene alimentari di questi ambienti del passato, rivelano come gli ecosistemi di fine Cretacico godessero di piena salute prima di quell’impatto fatale che decretò la fine dell’era Mesozoica.

    Un’istantanea dall’estinzione: un esemplare di Triceratops prorsus si ciba di alcune foglie di cicadacee (Nilsonniacladus), spaventando un piccolo mammifero placentale (sinistra) e un marsupiale (destra), mentre una tartaruga dal guscio molle si arrampica su un tronco, inconsapevole che la sua ecologia dulcacquicola la salverà dall’apocalisse che di lì a poco giungerà dallo spazio.
    (Illustrazione © Henry Sharpe, utilizzata su licenza).

    Questi nuovi risultati, pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Science Advances, forniscono le evidenze più robuste finora che questi animali preistorici furono colti nel pieno del loro splendore ecologico, e non fossero in declino prima che l’asteroide colpisse la Terra.

    Gli scienziati hanno a lungo dibattuto sul perché i dinosauri non aviani come il Tyrannosaurus rex e il Triceratops si estinsero mentre mammiferi e altre specie come tartarughe e coccodrilli sopravvissero all’estinzione di massa provocata dall’asteroide.
    Il nuovo studio, condotto da un gruppo internazionale di paleontologi, ha analizzato 1600 fossili provenienti dal Nord America, per ricostruire le reti trofiche e le abitudini ecologiche di tutti gli animali terrestri e di acqua dolce che vissero durante gli ultimi milioni di anni del Cretacico e i primi milioni di anni del Paleogene, il periodo seguente la grande estinzione.

    Evoluzione delle nicchie climatiche dei dinosauri (sopra) e degli altri vertebrati terrestri e d’acqua dolce fra Cretacico e Paleogene. I dinosauri non aviani (sopra) occuparono nicchie stabili mentre gli altri vertebrati (sotto) si adattavano come potevano a condizioni molto più instabili, cercando di evolvere adattamenti per compensare a fluttuazioni anche repentine del clima. Questo fattore potrebbe aver giocato un ruolo chiave nel determinare la sopravvivenza di questi gruppi a discapito dei dinosauri non-aviani, in quanto mammiferi, uccelli, coccodrilli, tartarughe e anfibi risultarono “preadattati” a cambiamenti radicali e repentini come quelli avvenuti alla fine del Cretacico.

    I paleontologi conoscono da tempo i piccoli mammiferi che vivevano ai piedi dei dinosauri. Quello che questa ricerca dimostra per la prima volta è che questi mammiferi stavano andando incontro ad una grande diversificazione ecologica, adattando dieta e abitudini a diversi ambienti, diventando dei componenti importanti dei loro ecosistemi fin dal Cretacico. Intanto, i dinosauri occupavano stabilmente le principali nicchie ecologiche, a cui erano straordinariamente ben adattati.

    A seguito della caduta del famoso meteorite e alla crisi biotica che ne seguì, i mammiferi non si avvantaggiarono solamente della scomparsa dei dinosauri non aviani, dicono gli esperti. I nostri antenati stavano già seminando il loro successo evolutivo attraverso questa marcata diversificazione ecologica, per esempio occupando nuove nicchie ecologiche ed evolvendo diete e comportamenti molto diversificati, adattandosi ai più repentini cambiamenti climatici.

    Primo autore dello studio, il Dr Jorge García-Girón, dell’Università di Oulu in Finlandia e dell’Università di León in Spagna, afferma: “Il nostro studio restituisce un nuovo quadro degli ecosistemi, reti alimentari e nicchie ecologiche degli ultimi ecosistemi con i dinosauri non-aviani e dei primi ambienti dominati dai mammiferi dopo l’estinzione di massa di fine Cretacico. Questo ci aiuta a risolvere uno dei più antichi misteri della paleontologia: perché tutti i dinosauri non aviani si estinsero, ma gli uccelli e i mammiferi no.”

    Co-primario dello studio, il Dr Alfio Alessandro Chiarenza, dal Dipartimento di Ecologia e Biologia Animale dell’Università di Vigo in Spagna, ha dichiarato: “Sembra che gli ultimi dinosauri godessero di un’ecologia stabile da milioni di anni che però ho fornito uno svantaggio quando l’asteroide cambiò le regole ecologiche in maniera inaspettata e improvvisa. Al contrario, animali come gli uccelli, i mammiferi, i coccodrilli e le tartarughe avevano già evoluto da tempo adattamenti a cambiamenti ambientali radicali e repentini, una sorta di ‘preadattamento’ che consentì a questi gruppi di sopravvivere quando le cose si misero male dopo la caduta dell’asteroide.”

    Dinamiche ecologiche attraverso l’intervallo fra fine Cretacico e inizio Paleogene. Durante il Campaniano (83.6–72.1 milioni di anni fa), i ruoli ecologici erano primariamente occupati da dinosauri di grandi dimensioni (sopra) mentre durante il Maastrichtiano (72.1–66 milioni di anni fa), le nicchie degli erbivori erano principalmente occupate da dinosauri di piccola e media taglia, al contrario dei predatori di grandi dimensioni, come il Tyrannosaurus rex che occupavano stabilmente un ruolo apicale nelle catenealimentari. Altri gruppi animali, come i mammiferi, subirono un’espansione ecologica graduale dal Campaniano e attraverso il Maastrichtiano, diversificandosi in tutte le nicchie ecologiche, che dominarono da 66 milioni di anni fa in poi. Gli ecosistemi di acqua dolce rappresentarono gli ambienti più stabili durante questo intervallo di tempo, rappresentando gli habitat meno perturbati durante l’episodio di estinzione di fine Cretacico e garantendo la sopravvivenza ai gruppi che li abitarono, come tartarughe, anfibi e coccodrilli.

    Il Professor Steve Brusatte, cattedratico di Paleontologia ed Evoluzione all’Università di Edimburgo in Scozia e coautore dello studio commenta: “Idinosauri erano nel pieno del loro successo ecologico, con ecosistemi stabili e fiorenti fin quando l’asteroide non ne determinò la repentina estinzione. Nel frattempo, i mammiferi avevano raggiunto un livello di diversificazione delle loro diete, ecologie e comportamenti già da quando condividevano il pianeta con questi imponenti rettili. Non si trattò solo di opportunismo dei mammiferi: i nostri antenati si costruirono la loro fortuna evolvendo ecologie variegate e adattabili ai più strani sconvolgimenti, una carta che si rivelò fortuita quando le nicchie ecologiche rimasero vacanti per la scomparsa dei dinosauri non-aviani.”

    La ricerca è stata finanziata dalla National Science Foundation Americana, dall’Accademia di Finlandia, il Next Generation European Research Council (ERC) Starting Grant della Comunità Europea, il programma di Ricerca e Innovazione “Horizon 2020” della Comunità Europea e dal fondo di ricerca Juan de la Cierva Formación 2020 del Ministero della Scienza e dell’Innovazione spagnolo.

    doi: 10.1126/sciadv.add5040