Ritrovata nel Sahara la coda fossile dello spinosauro. Aveva una grande pinna adatta al nuoto.
Anche A.P.P.I. ha dato il suo contributo alla scoperta.
I resti fossili di una coda quasi completa di Spinosaurus sono stati scoperti per la prima volta nel Sahara marocchino da un team internazionale di scienziati, tra cui numerosi italiani. Fatto del tutto insolito per un dinosauro, le lunghissime spine neurali delle vertebre davano alla coda l’aspetto di un nastro, una sorta di grande pinna molto flessibile ai lati, capace di produrre una forte spinta in acqua. L’idea che lo spinosauro fosse prevalentemente acquatico non è nuova, ma gli studi precedenti non erano stati in grado di dimostrare come si muovesse: ora sappiamo che grazie alla sua coda poteva inseguire attivamente le prede, molto abbondanti nei grandi fiumi di 100 milioni di anni fa. Questo fatto è importante anche in termini evolutivi, perché conferma che i dinosauri, animali prevalentemente di terraferma, oltre ad aver conquistato i cieli con il sottogruppo degli uccelli, si erano spinti anche in acqua, con il sottogruppo degli spinosauri.
Inoltre, le nuove ossa si aggiungono a quelle già recuperate dal team di studiosi negli anni precedenti, provenienti dallo stesso scavo e appartenenti al medesimo individuo, rendendolo il più completo esemplare di Spinosaurus di sempre (molto più del primo descritto il cui scheletro andò perduto nella seconda guerra mondiale) nonché il dinosauro predatore meglio conosciuto del Cretacico di tutta l’Africa.
Anche APPI ha dato il suo contributo alla scoperta: il paleontologo Simone Maganuco e il paleoartista Davide Bonadonna sono tra gli autori dell’articolo, pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, mentre Fabio Manucci ha dato il suo contributo per la parte iconografica.
QUI puoi leggere l’articolo di Nature.
QUI puoi scaricare la cartella stampa completa con testi, immagini e video.
Immagine; Ricostruzione di Spinosaurus in vivo. Artwork: Davide Bonadonna